Gruppo di Lavoro di Coalizione civica per Navile, Brunella Guida, Federica Salsi, Giuseppe Scandurra, Mariangiola Gallingani, Piergiorgio Rocchi

 

Navile, il Quartiere che racchiude i tre ex-quartieri Bolognina, Lame e Corticella, è oggi forse per diversi aspetti la realtà bolognese dove più acute si presentano le problematiche urbanistiche ed infrastrutturali, le diseguaglianze sociali e le situazioni di disagio economico, i problemi di sicurezza, di convivenza e d’inclusione.

Sul piano fisico, Navile è la parte di città in cui si sono concentrate le previsioni urbanistiche più ampie, ambiziose, articolate e complesse che ha prodotto la pianificazione maturata a Bologna fra gli anni ’80 e ’90 del ‘900, a cui si aggiungono alcune importanti previsioni legate ai più recenti strumenti di piano, che privilegiano la valorizzazione e rigenerazione del territorio già urbanizzato.

Ma Navile è anche il luogo che, più di ogni altro, mostra Bologna come città incompiuta, una serie di strappi vistosi e scomposti in una trama urbana altrimenti compatta, nascosti al resto della città dalla loro lontananza periferica, e dal loro isolamento infrastrutturale, assieme al fallimento di molti anni di politiche urbane.

Non casualmente, le storie interrotte di cui parliamo, esempi ingombranti e non marginali di una discutibile prassi amministrativa che tende ad abbandonare l’incompiuto e a passare oltre, hanno origine tutte nelle eccessive pretese della pianificazione degli Anni ’80 – i famosi ‘anni da bere’ -, quando forse era parso più semplice del previsto tradurre in realtà l’intenzione, di per sé pure lodevole, di delocalizzare in questa zona parte delle funzioni centrali ‘nobili’ della città, e segnatamente quelle universitarie e legate alla ricerca.

Gli ostacoli alla realizzazione di quelle pretese non hanno tardato a mostrarsi: ciò che è mancato è un coordinamento efficace, saldamente in mano pubblica, delle diverse attuazioni, a favore invece di una comportamento amministrativo ondivago, orientato al giorno per giorno ed al caso per caso, spesso operante solo dopo ripetute sollecitazioni dei cittadini direttamente interessati – o, in queste settimane, a fronte dell’approssimarsi di una scadenza elettorale…

Navile non merita questo destino d’incompiutezza, di mancata ricucitura delle lacerazioni antiche, e dell’aprirsi di nuove lacerazioni, quelle dei cantieri interrotti, con le conseguenze che i cittadini vivono giorno e notte, in termini di sicurezza, e di qualità della vita e del lavoro.

 

Storie interrotte/1 : L’Ex Mercato ortofrutticolo – La Trilogia Incompiuta

 I cittadini che hanno scelto di acquistare casa in Trilogia Navile desideravano vivere in un ambiente stimolante e incline all’integrazione – ma anche vicino al centro, vicino alla nuova sede del Comune, e alla Stazione ferroviaria.

Il progetto per l’area dell’Ex Mercato ortofrutticolo, esito fra l’altro di un Laboratorio di urbanistica partecipata, con il raccordo al parco di Villa Angeletti e la ricucitura elegante della storica frattura con Lame, sembra fatto per loro.

Chi acquista sa che ogni ipotesi di fallimento è presidiata da robusti strumenti di garanzia, che assicurano i risparmi privati ed il completamento dei cospicui lavori pubblici (strade, marciapiede, illuminazione, verde, parchi).

All’inizio del 2014 il principale costruttore privato (Valdadige) entra in liquidazione volontaria. Gli acquirenti, per quanto preoccupati, sono ancora tranquilli.

Il 26 maggio 2015 il Comune, con una nuova convenzione, rende la praticabilità delle garanzie meno immediata, e per voce degli amministratori, esclude addirittura il ricorso all’escussione delle fidejussioni, intervenendo direttamente alla realizzazione del minimo di opere indispensabili all’agibilità di quanto già costruito.

Il resto, si dice alla cittadinanza, resterà prato…

È lecito domandarsi il perché della scelta così netta di non rivalersi in alcun modo sui soggetti attuatori, che pure erano tenuti ad ottemperare alla Convenzione all’origine sottoscritta (2007; integrata nel 2009).

Nel frattempo, all’estremità ovest del comparto, perfettamente in linea con i tempi previsti, è stata realizzata dall’Azienda regionale per il diritto allo Studio la nuova Residenza Universitaria Fioravanti, già operativa.

Il comparto si mostra dunque come un affastellarsi discontinuo, dove lavori compiuti ed edifici abitati cedono il passo ad opere incompiute abbandonate, come il sottopasso di via Gobetti, i lavori per il quale si sono interrotti a fine 2015 con il riconoscimento dello stato di liquidazione coatta per l’attuatore, la Coop Costruzioni.

Dopo ripetute sollecitazioni dei cittadini, che hanno dato vita fra l’altro ad un comitato ad hoc, denominato Vivere Mercato Navile,  all’approssimarsi della scadenza elettorale amministrativa, e con un anno di ritardo rispetto alla propria stessa tabella di marcia, il Comune mette mano al completamento delle urbanizzazioni relative anche a lotti non edificati (marciapiedi) ed avvia la realizzazione del verde retrostante la tettoia dell’Ex Mercato, del centro civico e della Casa della Salute…

 

Storie interrotte/2 : Il Lazzaretto  – La città disconnessa

30 anni dopo l’inserimento in piano, l’area del Lazzaretto è oggi ancora in gran parte un’area agricola in abbandono, in cui si annidano topi e invisibili abitanti fortuiti senza dimora.

Progetti ambiziosi e funzioni eccellenti (concorso internazionale, insediamenti universitari) si sono scontrati con vincoli oggettivi – ambientali e infrastrutturali – il superamento dei quali è oggi molto costoso, chiunque debba pagarlo.

Un costo che certo sarà difficilmente comprensibile se verrà posto a carico dell’intera cittadinanza, o se comporterà la rinuncia ai due grandi parchi previsti in origine dal progetto.

Si tratta di vincoli che, in una logica di buon senso, avrebbero dovuto addirittura escludere l’area del Lazzaretto dalle previsioni – come gli elettrodotti ad alta tensione, da interrare -, e che, assieme alla crisi, ne ostacolano ancora l’attuazione…

A questa sfavorevole situazione si aggiunge la defezione, almeno parziale (e però per una quota pari alla metà della previsione originaria), del partner maggiormente qualificante, ovvero l’Università – ciò che, tendenzialmente, comporta un declassamento dell’intero progetto, e la stessa revisione del disegno architettonico.

Così, l’urbanizzazione dell’area, che pure segue nelle sue parti il progetto complessivo, è cresciuta in modo sporadico, discontinuo, irriconoscibile e del tutto incoerente: blocchi di edifici ad alta densità restano, ormai da anni, ammucchiati in quel che pare pieno deserto…

Tutto questo contribuisce a rendere il comparto un’immensa golena abbandonata a se stessa,  qua e là nascosta dall’erba alta, cosparsa di anfratti deserti e poco sicuri, sorta di ‘buco nero’ della città in cui, con coraggio e determinazione, i residenti oggi cercano di capire quando potranno vedere la luce…

Frattanto, da parte del Comune, in queste ultime settimane, è venuta a definizione una nuova e diversa convenzione con i proprietari e gli attuatori, mediante la quale, riconoscendo alla controparte privata ogni possibile facilitazione, si pensa di facilitare e snellire, anche tramite normative ad hoc, la ripresa se non la conclusione dei lavori

Coloro che abitano nella minima parte già attuata restano però a tutti gli effetti cittadini di serie B: non esiste un servizio di bus che funzioni con regolarità, e che serva soprattutto i bambini e i ragazzi che frequentano le scuole dell’obbligo.

Bambini e ragazzi, è bene precisare, cui non è riservato neppure un metro quadro di verde attrezzato, e che se vogliono, a loro rischio e pericolo, possono giocare soltanto in mezzo all’erba alta e ai topi…

E mentre la città adotta un presunta mobilità green, cercando con ogni mezzo di dissuadere dall’uso dell’auto, al Lazzaretto le famiglie sono lasciate senza altra scelta, l’uso dell’auto è l’unica alternativa…

Al transito veloce delle auto, provenienti dalle altre pari della città, è del resto consegnata l’intera zona: auto per le quali è stata realizzata una viabilità veloce, non consona ad un contesto residenziale, che passano senza fermarsi…

In questa situazione, il 29 febbraio 2016, i cittadini si riuniscono nel Comitato cittadino Vivere il Lazzaretto di Bologna, che esordisce con una presentazione eloquente:

…chi ha costituito il Comitato abita in quattro strade che si sono svincolate da quella che porta al tunnel sempre nei pressi dell’Ospedale Maggiore, Via Umberto Terracini.
Nomi altrettanto nobili sono stati attribuiti alle quattro strade stesse: dal mito della Lirica, Maria Callas, ad un Direttore d’orchestra di fama internazionale, che diresse pure al Teatro Comunale bolognese, Sergiu Celibidache, a chi riformò gli Ospedali psichiatrici italiani, Franco Basaglia, al genio della psicanalisi, Sigmund Freud.
A nomi altisonanti corrispondono strade che definire pessime è gentile: sterrate, piene di buche (e di pozzanghere), prive di marciapiedi….

Ma segue subito una precisazione:

…non siamo nati solo per lamentarci di situazioni sicuramente antipatiche (e che uso della diplomazia in questo caso!), ma anche e soprattutto perché i cittadini devono concorrere non solo al bene personale, ma, laddove sia possibile, a quello della città (ci stava collettivo, ma sa di antico).

Magari unendoci a Comitati già presenti e già operativi a Bologna, in modo tale da far sentire la voce e le esigenze di chi abita, paga le tasse e vota a chi amministra ora il capoluogo emiliano e a chi lo amministrerà nei prossimi anni.

 

Storie interrotte/3: Downtown Casaralta

Le prime due torri che ridisegneranno lo skyline bolognese ci sono già, e sorgeranno alla Casaralta. –, così diceva a “La Repubblica”, nel 2007, l’attuale Sindaco Virginio Merola, allora Assessore all’urbanistica.

E aggiungeva: “Oltre a Casaralta, altre torri potrebbero sorgere «nelle aree ferroviarie dismesse vicino alla stazione, e ancora alla ex Sasib, sempre al Navile, e in generale in tutte le aree periferiche”.

Era il nocciolo dell’idea oggi in voga della “città densa”, una sorta di Manhattan che avrebbe dovuto lievitare tra la Bolognina, Lame e Corticella, il sogno di un secondo centro che avrebbe di per sé risollevato, assieme agli interventi contigui previsti in zona Fiera, a di là del confine col quartiere San Donato, le sorti dell’intera zona.

Merola però si sbagliava – e di quel sogno si è realizzata, in modo decisamente discutibile, solo la parte in zona Fiera, oggi riconoscibile come Unipol City…

Perché, al di qua di via Stalingrado, come chiunque pretenda di amministrare Bologna dovrebbe sapere, se non altro per le reiterate proteste dei cittadini, il cielo è ingombro delle scie di decollo e di atterraggio verso il troppo prossimo Aeroporto Marconi…

Le Ex Officine Casaralta sono in posizione strategica, tra le vie Ferrarese e Stalingrado, tra la ex Caserma Sani, , e l’ex Manifattura Tabacchi, a loro volta oggetto di previsioni, di valorizzazione, e d’insediamento del Tecnopolo.

L’intervento sulle ex Casaralta, secondo da un Accordo 2007 con la proprietà, prevede circa 22.000 mq per uffici e commercio, condizionati alla demolizione e alla bonifica dell’ area, compromessa da un grave inquinamento da amianto, che ha mietuto non poche vittime fra i lavoratori.

Ma a 9 anni dall’Accordo del 2007, Casaralta resta un immenso scheletro rugginoso a cielo aperto.

Solo su via Stalingrado, ai confini di San Donato ed in vista dell’Unipol gate – Porta Europa su Unipol City, si alza con lentezza il telaio del secondo progetto…

Il primo progetto, infatti, una torre di 13 piani sulla via Ferrarese, è stato bocciato per violazione delle norme aeroportuali…. E con lui è tramontata l’ipotesi di una piccola Manhattan sul Navile…

Nulla dice il nuovo progetto di quel che avverrà sulla via Ferrarese, là dove Casaralta ha il suo borgo operaio.

Conforta – quasi come un reperimento archeologico – la scoperta di un grande lavoro di Blu, su uno dei muri del corpo di fabbrica che dovrà essere demolito…

 

Il prossimo futuro e il Passante di Mezzo

Se queste storie interrotte sono le premesse da cui partire per affrontare i grandi progetti di prossima attuazione, come la realizzazione del Tecnopolo con ristrutturazione dell’ex Manifattura Tabacchi di Luigi Nervi (la cui attuazione dà già segni allarmanti di ritardo), o la valorizzazione dell’ex Caserma Sani, esistono motivi molto fondati per diffidare della capacità della Giunta comunale di portare a termine nuovi progetti complessi…

In compenso, se così si può dire, Navile ha appreso recentemente dalle cronache che un altro grande progetto incombe sul suo prossimo futuro, quello del Passante detto “di Mezzo”, che per l’appunto, nel bel mezzo di un quartiere già fin troppo segnato da storiche barriere infrastrutturali, prevede l’allargamento in sede propria della Tangenziale e dell’autostrada A14, rispettivamente per una corsia per senso di marcia.

Nessuno, per inciso, ha ritenuto di dover informare i cittadini prima di operare, a nome e per conto loro, questa scelta: potranno prendere visione del progetto preliminare, in corso di redazione, solo a partire dal mese di luglio, e, ad opera già approvata da tutti i livelli di governo, compreso il Comune che di quei cittadini dovrebbe per legge tutelare gli interessi.

L’allargamento “in sede”, vistosa contraddizione in termini, naturalmente “in sede” non resterà, comportando un rilevante allargamento della sede stradale stessa, la demolizione e ricostruzione dei cavalcavia stradali e (forse, dal momento che nessuno ha ancora pensato a chiederlo alle Ferrovie) ferroviari, l’allargamento anche degli svincoli che recapitano però su una viabilità ordinaria di rango urbano destinata a non essere allargata, e dove la congestione è, ovviamente, assicurata

Tutto ciò senza contare l’impatto diretto che prima i cantieri poi l’esercizio della nuova infrastruttura avranno sulle zone limitrofe, alcune delle quali – come lo stesso borgo di Casaralta, e gli insediamenti recenti della Croce Coperta – densamente abitate e del tutto contigue all’attuale fascio stradale…

 

Le scuole pubbliche del quartiere Navile, laboratori spontanei d’inclusione sociale

Ci sono luoghi nel quartiere Navile dove si parlano, comprendendosi, lingue diverse, dove è consentito a generazioni di adulti il privilegio di osservare, a dispetto di ogni pregiudizio e indifferenza, le nuove generazioni trasformare inesorabilmente il proprio territorio, rendendolo vivo e vitale attraverso la semplice pratica della convivenza.

Questi luoghi sono i luoghi frequentati dai nostri figli, dai nostri nipoti; sono le scuole pubbliche del territorio della Bolognina.

La nuova Legge n.107 sulla scuola, fortemente voluta dal Renzi e dal PD, lascia presagire che nasceranno presto scuole di serie “A” (per chi potrà permettersele) e scuole di serie B/C/D per tutti gli altri.

Saranno quest’ultime – lo possiamo facilmente immaginare – le scuole delle nostre periferie.

Il processo di privatizzazione della scuola pubblica è purtroppo iniziato.

Può un’ amministrazione locale, là dove è sua la competenza, salvaguardare il principio di uguaglianza nella formazione delle nuove generazioni?

Noi pensiamo di sì; che non solo possa,ma che lo debba fare.

Le scuole pubbliche del nostro quartiere sono un esempio di consolidata esperienza didattica che è, e deve essere, considerata patrimonio comune del territorio e della città di Bologna.

La valorizzazione dell’esperienza didattica di insegnanti ed educatori, il riconoscimento delle diverse professionalità e del patrimonio scolastico come luogo privilegiato di esercizio di cittadinanza e di convivenza può concretamente liberare energie opposte ai processi di competizione e disgregazione sociale in atto.

E ancora: la collocazione geografica del nostro quartiere fa sì che diverse scuole superiori siano fra le più frequentate dalle ragazze e dai ragazzi che provengono dalla provincia.

Spesso queste ragazze e questi ragazzi che rappresentano tanto delle vere “periferie”,  si avvicinano al centro carichi di aspettatitive e curiosità,  per scoprire poi di non  poterne godere pienamente.

Riteniamo che la rimozione di ogni ostacolo all’esercizio di un reale diritto allo studio – sia in termini di accesso ai servizi che di libera fruizione delle politiche culturali – debba essere uno dei nostri compiti prioritari e al tempo stesso la condizione indispensabile affinchè le nuove generazioni possano essere partecipi, a pieno titolo,  del governo della Città Metropolitana.

 

Navile oggi non vuole essere più il quartiere-cavia per ogni sperimentazione urbanistica. Chiamata a collaborare, la sua popolazione ha risposto: Laboratorio Bolognina Est, Laboratorio Bolognina Ovest, Laboratorio di urbanistica partecipata Ex Mercato…

E ora è Navile a reclamare risposte.

 

 

 

 

 

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