Da una parte decine di poliziotti e carabinieri in assetto anti sommossa, dall’altra Pietro e Rosalia, 60 e 57 anni, una coppia sotto sfratto esecutivo; in mezzo gli attivisti di Social Log a impedire che la coppia finisse in mezzo a una strada. È successo ancora una volta a Bologna.
Cambiano i nomi, italianissimi stavolta, non cambia la condizione di chi a Bologna non può permettersi di pagare l’affitto. Una conferma, l’ennesima, che il problema della casa, colpisce una fascia sociale sempre più ampia dove si trovano, italiani, migranti, famiglie, singoli, lavoratori e pensionati.
Ancora una volta la storia di Pietro e Rosalia è aggravata dalla beffa di essere prossimi all’assegnazione di una casa popolare alla quale hanno visto riconoscersi il diritto, ma non ancora disponibile per la lentezza delle procedure burocratiche di Acer, inadeguate a rispondere a situazioni critiche. Era stata velocissima, invece, l’assessora Virginia Gieri a dichiarare la sua ostilità alle esperienze di occupazione abitativa che negli ultimi anni sono state le uniche risposte a famiglie tagliate fuori dai servizi pubblici, in nome dell’esclusiva titolarità dell’amministrazione comunale a risolvere i problemi abitativi dei suoi cittadini. Ad oggi però, a sei mesi dall’insediamento della Giunta, non vediamo nessun provvedimento concreto, neanche l’invio di assistenti sociali a presidiare gli sfratti della forza pubblica. La dose minima di civiltà richiesta.
Nelle scorse settimane, quando l’ondata di gelo ha interessato anche la nostra città, Confabitare, associazione di proprietari immobiliari, aveva annunciato che in un sondaggio tra i propri soci era emersa la disponibilità di 22 appartamenti sfitti per ospitare persone senza dimora in emergenza. Plaudiamo all’iniziativa benefica, ma non possiamo dimenticare che il problema abitativo a Bologna non è stagionale, ma perenne e strutturale, come lo scandalo delle case sfitte o degli immobili abbandonati strumento di speculazioni immobiliari di grandi proprietari, di fondi immobiliari e perfino di casse pubbliche. Ci aspettiamo che chi si occupa di politiche abitative a Palazzo D’Accursio elabori un piano di contrasto a queste speculazioni, soprattutto quando riguardano proprietà dei enti pubblici o partecipati, l’elenco degli immobili in stato di abbandono è lungo e vergognoso. Un primo passo, questo sì urgente, per inaugurare un nuovo corso dei rapporti tra pubblico e privato che si ponga il problema dei cittadini in stato di disagio. Al momento però non ne abbiamo notizia.
Coalizione Civica è fermamente convinta dell’urgenza di aprire una vertenza cittadina sul problema abitativo poiché ritiene che da questo nodo critico passi un’azione concreta di giustizia sociale che restituisca dignità e piena cittadinanza a donne e uomini oggi costretti a una vita di marginalità. Con questo obbiettivo siamo pronti a costruire occasioni di dialogo e mobilitazione con tutte le realtà impegnate sul campo del diritto all’abitare.

Gruppo Welfare
Coalizione Civica per Bologna

Foto di Michele Lapini

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