Abbiamo risposto alla chiamata di Stefano Bonaga perché la città discuta di un patto per l’abitare.
Siamo partiti da un minimo comun denominatore: cosa hanno in comune un consigliere che ha fatto i picchetti anti sfratto durante la propria compagna da candidato sindaco e una ex assessora alla casa, gruppi consiliari d’opposizione e gruppi consiliari di maggioranza? Quasi nulla, all’infuori di tre elementi:
1. – il tema della casa come “il tema dei temi”, SOSPESO TRA GUSTIZIA SOCIALE E CITTADINANZA
2. – la constatazione che si tratta di una TEMA IRRISOLTO: con l’oggettiva inadeguatezza di tutte le strade fino ad oggi esplorate
3. – la necessità e l’urgenza che si squaderni, in città, in dibattito che coinvolga tutti i soggetti che possono concorrere alla soluzione del problema dei problemi. Una sorta di iperbole home (come l’antica idea di iperbole fu l’accesso alla rete per tutti i cittadini, così oggi serve un patto per l’abitare che pervenga ad un obiettivo alla portata di Bologna e delle sue risorse immobiliari e sociali: una casa per tutti).
Per la costruzione di una politica abitativa che sappia porre le basi per l’uguaglianza sociale è necessario addivenire ad un “patto per l’abitare” che chiami a discutere e a operare l’ampio spettro di soggetti impegnati nella lotta al disagio abitativo e tutti i soggetti pubblici e privati in grado di contribuire.

Un patto cittadino per l’abitare si può costruire in molti modi e su tante basi.
Coalizione Civica parte dalle idee del suo Gruppo Welfare, per politiche abitative chiave di volta per la giustizia sociale.

 

Politiche abitative chiave di giustizia sociale

In un contesto di crescente disuguaglianza, la difficoltà d’accesso ad un alloggio dignitoso sta all’origine di molte vulnerabilità economiche e sociali.

Di fronte all’inadeguatezza delle strade finora battute dall’amministrazione, la precarietà abitativa attraversa gruppi sociali diversi ed è in continua espansione. Ad aggravare l’inaccessibilità del prezzo degli alloggi privati è il paradossale aumento del patrimonio immobiliare sfitto e invenduto, dovuto ad una sempre più iniqua distribuzione della ricchezza da un lato e alla volontà degli istituti bancari di evitare una svalutazione del loro patrimonio dall’altro. L’edilizia pubblica, in Italia e a Bologna, rappresenta attualmente il 4%-5% del patrimonio abitativo, una delle quote più basse in Europa. Anche in Emilia-Romagna l’offerta pubblica di alloggi ERP risulta inadeguata per rispondere alle necessità delle fasce di popolazione con basso reddito.

Una mobilitazione delle risorse immobiliari della città rappresenterebbe un atto preventivo essenziale al fine di scongiurare un investimento di maggiori risorse per contrastare un disagio sociale più grave.

Il passo dal disagio abitativo al crearsi di una situazione di emergenza sociale è ancora più breve per via della rarefazione delle reti sociali e familiari in grado di intervenire in caso di difficoltà. Affrontare la questione abitativa significa oggi preoccuparsi di garantire l’esercizio della piena cittadinanza.

Le proposte di Coalizione Civica

L’amministrazione pubblica gioca un ruolo chiave nel mettere in campo strategie e politiche concrete per calmierare il mercato dell’affitto e per offrire una rete di salvataggio dignitosa a chiunque si trovi in condizioni di marginalità.

Con il fine ultimo di affrontare la mancanza di disponibilità di alloggi a prezzi equi e accessibili si potrebbero favorire i proprietari che affittano a canoni calmierati e concordati, penalizzare gli alloggi sfitti, contrastando gli affitti in nero e l’evasione immobiliare.

Concentrandoci sulle politiche concretizzabili a livello locale e regionale, individuiamo alcune priorità:

  • Aumentare la disponibilità di alloggi da destinare all’edilizia residenziale pubblica (ACER), rendendo agibili gli alloggi pubblici inutilizzati che necessitano di ristrutturazioni, e definendo tempi minimi per il ripristino e la riassegnazione delle case sulla base della graduatoria già in essere;

  • Incentivare l’utilizzo degli alloggi sfitti e invenduti mediante una normativa ad hoc;

  • Immettere nel mercato privato della locazione un numero consistente di alloggi a prezzi sostenibili, a canone calmierato o concordato (con influenze positive sull’andamento complessivo dei canoni di mercato), rivolti a persone con un reddito da lavoro troppo basso per accedere agli affitti di mercato e troppo alto per l’Erp;

  • Semplificare la procedura dell’AMA (agenzia per l’affitto) determinando semplici criteri d’accesso al servizio per proprietari e inquilini, abolendo bando e graduatoria;

  • Programmare interventi di edilizia sociale che prevedano il coinvolgimento degli enti locali, di investitori privati e di organismi non profit, ad esempio a partire proprio dalla riconversione degli alloggi invenduti al fine di immetterli sul mercato dell’affitto a prezzi accessibili.

La filiera dell’abitare

La gestione della transizione abitativa potrebbe risultare facilitata dalla costruzione di una rete tra i diversi interventi di edilizia sociale, un circuito integrato che permetta di implementare interventi di accompagnamento dei nuclei familiari da una modalità abitativa a un’altra al migliorare delle condizioni economiche degli stessi.

Lo snellimento e l’accelerazione delle procedure di assegnazione è essenziale, perché troppo spesso la lentezza della macchina burocratica impedisce il godimento del diritto riconosciuto a una casa pubblica. Con il miglioramento della filiera dell’abitare, si rende possibile una maggiore mobilità nell’ambito dell’ERP, ottenendo un aumento della disponibilità di alloggi per le fasce disagiate.

Un patto per l’abitare

Per la costruzione di una politica abitativa che sappia porre le basi per l’uguaglianza sociale è necessario addivenire ad un “patto per l’abitare” che chiami a discutere e a operare l’ampio spettro di soggetti pubblici e privati del territorio che più e meno formalmente si occupano di disagio abitativo, promuovendo spazi di lavoro comune con gli operatori dei servizi sociali, favorendo l’utilizzo di spazi sociali in stato di abbandono e includendo le realtà sociali impegnate nella lotta all’emergenza abitativa.

Gruppo Welfare Coalizione Civica

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