Oggi durante il Question Time con un intervento di Emily Clancy abbiamo chiesto conto, una volta di più, alla Vicesindaco Pillati della scelta, messa in campo dalla Giunta Merola, di introdurre una tariffa per la frequenza delle scuole comunali dell’infanzia.
Perché di questo si tratta, non di altro: dello spostamento delle materne comunali dall’ambito della scuola, garantita costituzionalmente, all’ambito dei servizi (a pagamento).
Sappiamo perfettamente che lo Stato è da sempre carente nel garantire il diritto alla scuola nella fascia 3/5 anni, ma questo non può giustificare la scelta dell’Amministrazione Merola di abbandonare il campo che ha sempre visto il Comune di Bologna sopperire a quella carenza con grande impegno e lungimiranza.
La vicesindaca Pillati, invece di rispondere nel merito e parlare di scuola, ha parlato di mense, ha nuovamente sostenuto il carattere puramente funzionale della scelta, ha minimizzato le preoccupazioni espresse da noi, dai sindacati, dalla associazioni, dalle opposizioni (anche quelle che non hanno mai operato in difesa della scuola pubblica…) e perfino dalla maggioranza: ci stiamo tutti preoccupando per niente.
Purtroppo non ci stupisce la scelta dell’Amministrazione, segue semplicemente la strada intrapresa anche a livello nazionale e anzi Bologna è in questo tristemente apripista. La Bologna di un tempo fu apripista istituendo la scuola dell’infanzia comunale con la gratuità fra i suoi principi guida, la scuola statale dell’infanzia seguì a ruota e sulla base dello stesso principio nel 1968. Ora invece è apripista nella direzione inversa, smantellando pezzetto dopo pezzetto quanto di straordinario fu costruito in tempi lontani.
La delibera è chiarissima: da settembre 2018, le scuole d’infanzia comunali non saranno più gratuite con un semplice tratto di penna che cancella dal regolamento il terzo capoverso dell’art. 2: “La scuola comunale dell’infanzia è gratuita per tutti”.
La Vicesindaco mettendo sullo stesso piano scuola e mensa scolastica fa un torto alla sua intelligenza, alla nostra e a quella di tutti i cittadini e le cittadine di Bologna.
La mensa è un servizio, la scuola è un diritto. Non è tirando in ballo il grande valore educativo che anche il momento del pasto ha per i bambini e le bambine, valore che come sa la Vicesindaco abbiamo sempre sostenuto e difeso, che si potrà giustificare questa scelta grave e destinata ad avere conseguenze.
Per difendere il diritto alla scuola pubblica, universale, laica e gratuita daremo battaglia in consiglio e fuori.

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