Le interviste, dai toni violenti, del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del capogruppo di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami rappresentano la conferma di una strategia molto chiara: non voler affrontare alla radice i nodi della sicurezza urbana, per far sì che la domanda di sicurezza aumenti e con essa la tensione in città, ovvero il carburante della loro propaganda politica contro la città che vorrebbero conquistare. Dimenticatevi la nomea di Matteo Piantedosi come “uomo di Stato”: la mutazione a uomo di partito, estremista ideologico, è completa. Gli attacchi che hanno mosso contro il Comune e in particolare la presenza di Coalizione Civica vanno smontati pezzo per pezzo.
Zone Rosse
Vengono utilizzati numeri assoluti senza circostanziarli. Come gruppo abbiamo spiegato e rispiegato il fallimento delle zone rosse. Dire 2 milioni di controlli e 6400 allontanamenti può impressionare. Ma fare i calcoli e dire che invece rappresentano lo 0,32% (ZERO VIRGOLA TRENTADUE), con lo 0,92% sulla città di Bologna, di questi controlli porta a degli allontanamenti fa un effetto diverso, dimostrano il flop. Significa che si è militarizzato un territorio, limitandone l’agibilità, facendo controlli a tappeto ai limiti della profilazione razziale, con proroghe illegittime come dimostrato anche dal Tar a Napoli, per cercare e trovare ogni tanto un ago nei pagliaio. Sarebbe opportuno comprendere anche queste personeallontanate che fine hanno fatto, ovvero l’efficacia di questi “allontanamenti”. Perché nell’ultimo anno, ovvero l’anno delle zone rosse, in bolognina la situazione è peggiorata. Lo vediamo ogni giorno noi stessi attorno alla nostra sede in via di Vincenzo, ce lo raccontano ogni giorno i cittadini che ci scrivono e che vengono in sede a confrontarsi con noi. Insomma, la proroga delle zone rosse sarebbe illegittima e il giorno ci sarebbero già i ricorsi sul tavolo e le zone rosse in sé hanno fallito, sono servite solo per fare post di stampo razzista con numeri non circostanziati sui social network del Ministro.
CPR e nuove aperture
Proporre un CPR per gli spacciatori è qualcosa di onirico e farebbe ridere se non fosse il Ministro a proporli, dato che sa benissimo che il CPR è un luogo di detenzione amministrativa per chi è in attesa di rimpatrio, non è luogo che sostituisce il carcere, una specie di surrogato della galera, anche se di fatto i CPR sono lager peggiori delle carceri. Non si possono aprire CPR dedicandoli a specifici reati, è semplicemente una sparata priva di qualsiasi fondamento politico, giuridico e razionale. I CPR, che andrebbero chiusi per disumanità in tutta Italia, rimpatriano poco perchè il Ministro sa benissimo che servono accordi con i paesi di provenienza, che battono cassa allo Stato italiano e ai contribuenti italiani, come se fosse una tangente. Paesi che spesso sono dittature dalle quali le persone scappano ad ogni costo, rischiando la vita, per arrivare in Europa. Inoltre, i CPR italiani non sono al massimo della capienza. Non c’è trasparenza sui numeri, li abbiamo solamente grazie alle ispezioni parlamentari, ma risulta dalle ultime stime che ho ricostruito dalle ispezioni almeno 200 posti liberi in tutta Italia. Per non parlare del caso Albania, l’apertura di centri disumani e deportazioni costati tantissimo alla collettività e che non funzionano, ospitando meno di 30 persone secondo le ultime ispezioni. La propaganda viola i diritti umani, alimenta l’odio e la rabbia e costa tantissimo alle nostre tasche. Il CPR non l’ha voluto nemmeno la Ferrara a guida leghista, Bologna non tornerà indietro. In Emilia-Romagna, a quanto pare, nessuno lo vuole e il Ministro lo sa.
I reati degli “extracomunitari”
Sempre in tema di propaganda razzista, sostenere che il 48% dei reati è commesso da extracomunitari cosa significa? Parliamo di denunce o di condanne? Comprendiamo anche i reati legati proprio alle irregolarità nel territorio e le leggi sull’immigrazione, dunque non su condotte e comportamenti ma sullo status giuridico? Peraltro, è sotto gli occhi di tutti che i consumatori di droghe pesanti in bolognina, in particolare di crack, sono anche giovani bianchi e italiani, una percezione supportata dai dati che abbiamo visto nell’udienza conoscitiva del 25 luglio da noi convocata sul crack, nella quale tutta la destra si è data presente ma ha fatto scena muta salvo poi montare una polemica vergognosa. La Dottoressa Marialuisa Grech ci ha infatti illustrato come al 30 giugno 2025 delle 518 persone in carico al Sert per consumo di crack, 381 sono persone italiane, e residenti 408 su 518. Numeri in linea con i dati esposti da Giuseppe Ialacqua per Fuori Binario, che ha riportato come il 57% della popolazione intercettata sia identificata come italiana. Vogliamo veramente banalizzare il problema della bolognina come un problema di extracomunitari?
Il taser alla Polizia Locale
Due morti in 48 ore, solo qualche settimana fa, evidentemente non sortiscono il minimo dubbio tra le fila dell’estrema destra al governo. Dalla diffusione del taser nelle città italiane, ovvero più strutturalmente dal 2023, pur considerando formalmente il 2018 come anno delle prime sperimentazioni, poi sospese, sono 8 i casi sospetti. Di cui 5 casi negli ultimi due anni. Mario Balzanelli, presidente della società scientifica SIS118, ha definito pericoloso il taser per la vita non solo quando si subisce la scarica elettrica, ma anche nei minuti successivi. Una posizione in linea con Amnesty International e tantissime organizzazioni internazionali che hanno studiato gli ormai decenni di abusi negli USA che secondo le stime delle ONG,contano 1000 morti di taser. Inoltre, non c’è nessun datotrasparente e disponibile per poter valutare l’affermazione per la quale il taser riduce l’uso della pistola o comunque funzioni come deterrente. Il Ministero non fornisce dati, gli unici dati sono quelli forniti da un’inchiesta de l’Espresso, che ne dà un giudizio lapidario e preoccupante anche nei malfunzionamenti. Il taser rischia di uccidere le persone, è difficile da usare perchè in momenti concitati è difficile valutare se si ha di fronte un minorenne, un cardiopatico, una persona imbottita dipsicofarmaci e/o droghe (i soggetti su cui è più probabile che venga usato il taser), la dinamica della caduta del soggetto colpito e i danni che può riportare battendo la testa. Infine, c’è un problema di fondo di ruolo della Polizia Locale: dotarla di taser significa sempre di più trasformare gli agenti in figure di ordine pubblico, che però è in capo a Questura e Prefettura in primis, dunque lo Stato. Significa aumentare la responsabilità del Comune senza che il Comune abbia comunque i mezzi adeguati e le competenze giuste. Significa ridurre la priorità del ruolo del Comune che si dovrebbe occupare dei servizi, del welfare ,della socialità, del benessere e della coesione della comunità. Cosa che il Comune ha fatto in bolognina mettendo a disposizione risorse, spazi, ascolto, politiche e iniziative di riduzione del danno, certo anche utilizzando le risorse ministeriali.
Fermiamo le barbarie
Dovrebbe forse essere una colpa impiegare così le risorse? Bignami e Piantedosi parlano di queste risorse come se fossero un favore personale che i membri del Governo hanno fatto alla terribile sinistra bolognese. Non come un compito adempiuto nei confronti della città, che democraticamente sceglie da chi e come essere governata e giudicata nelle scelte che fa. Gli attacchi mossi in particolare alla nostra forza politica confondono l’esercizio democratico, del tutto legittimo e anzi doveroso, di mettere in discussione anche le regol ed’ingaggio, le pratiche e le modalità delle Forze dell’Ordine, ma anche la partecipazione o il sostegno a pratiche di lotta e di disobbedienza politica con il rispetto, l’etica, il dovere istituzionale di collaborazione nella risoluzione dei problemi. Nelle interviste che abbiamo letto non c’è una parola sul tema del narcotraffico e della criminalità organizzata. Il Comune si è trovato a preparare un dossier di decine di pagine per indagini che qualcun altro avrebbe dovuto fare. Le persone in bolognina sono stanche e sfiduciate dalla politica, dalle istituzioni, dalla difficoltà di distinguere le responsabilità, la propaganda, il vero dal falso. Se le risorse impiegate in Albania e nel Ponte sullo Stretto fossero state dedicate all’accoglienza (sulla quale invece si continua a tagliare), il welfare, la riduzione del danno, politiche abitative per i più fragili, avremmo meno persone in strada, meno persone senza alternative, men opersone che non riescono ad uscire dal cerchio della violenza e della tossicodipendenza (che comunque riguarda tanti italiani come abbiamo visto, anche giovani, che si aggirano i nbolognina in cerca di una dose). Vale anche per i minori stranieri non accompagnati, la cui accoglienza è in capo allo Stato secondo la legge, eppure il Governo da un lato ha tagliat orisorse e non rimborsa più le spese dei Comuni, dall’altro attacca i sindaci perché nelle loro città hanno minori stranieri non accompagnati che spacciano, che fanno vita di strada, che delinquono. Se si ama davvero Bologna bisognerebbe essere più seri e per una volta mettere al primo posto non la strategia politica, ma le esigenze di chi in bolognina vive, lavora, fa volontariato, attivismo, offre servizi, cerca rifugio. Fermiamo questa barbarie e ricostruiamo fiducia e solidarietà tra le persone, perchè se si semina odio per raggiungere il potere, una volta raggiunto il potere ci sarà solo odio da raccogliere.
Detjon Begaj – capogruppo in Consiglio Comunale di Coalizione Civica Bologna

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