Le politiche abitative tornano al centro, oltre gli sgomberi, oltre i soliti schemi.
Coalizione Civica ringrazia tutta l’amministrazione, a partire dalla Vicesindaca Emily Clancy, e tutte le istituzioni coinvolte nella risoluzione dell’occupazione di via Don Minzoni. Ancora una volta abbiamo dimostrato che è possibile gestire queste situazioni con coraggio, per andare oltre il solito film, visto fin troppe volte, e che non sempre è evitabile.
La lucidità con la quale è stata gestita una vicenda così complessa, e con pochissimo tempo a disposizione, vale da sola come risposta a tutti coloro che, da ogni latitudine, hanno attaccato la Vicesindaca in questi giorni.
Attacchi che si sono mossi come se la vicenda non riguardasse persone in carne ed ossa, famiglie, bambini, le vite di chi lavora, studia, costruisce relazioni nella nostra città.
Ci sono i partiti di destra che governano il paese, che da un lato ammettono di non avere un piano casa, dall’altro tagliano anche le risorse esistenti chiedendo solo violenza e manganelli, per coprire le loro responsabilità e contrastare chi promuove una politica fatta di maggiore giustizia sociale.
C’è chi ha fallito la propria occasione in passato e, nonostante questo, ha provato a dare lezioni, c’è chi pensava di confermare la propria teoria di un’amministrazione sempre uguale a se stessa o, addirittura, uguale alla destra, c’è chi ha cercato visibilità personale e di avere un qualche ruolo in commedia per riabilitarsi nel dibattito politico.
La realtà è che nessuna amministrazione ha fatto più di questa sul tema del diritto all’abitare, affermazione che è vera quanto il fatto che la crisi abitativa è oggi, qui e ora, più drammatica di prima. A Bologna, in Italia, in Europa.
Ci siamo candidate per questo, per rimettere la casa al centro delle politiche pubbliche dopo anni di sottovalutazione, disinvestimento, occupazioni alle quali sono seguiti solo sgomberi.
Per fare solo alcuni esempi, il dibattito sull’impatto delle piattaforme per gli affitti brevi turistici non era così avanzato qualche anno fa, mentre ora il Comune, su nostro impulso e in attesa della legge regionale per rendere possibile una vera regolamentazione, si è dotato di alcuni strumenti per governare il fenomeno.
Era anche normale vendere case popolari per finanziare la ristrutturazione del patrimonio di edilizia pubblica: oggi non si vendono più e tutto lo sfitto Acer sta per essere risanato, con 339 appartamenti già ristrutturati e assegnati, o in assegnazione, e altri 106 che lo saranno a breve.
Era normale mettere gli appartamenti di ASP all’asta del migliore offerente, cioè il più abbiente: oggi 300 appartamenti di ASP sono messi a canone concordato e non più all’asta.
Sapevamo quanto sarebbe stato difficile e quanto ci saremmo esposte nello stare in prima linea su questo fronte, perché noi stesse denunciavamo che le storture del mercato, unite all’assenza di interventi nazionali forti, avrebbero generato una fortissima crisi abitativa.
Sapevamo bene anche quanto la gestione dell’ordine pubblico fosse complessa in caso di sgomberi e sfratti, che si paga un prezzo per questo, che persino una sperimentazione straordinaria che ha evitato lo sgombero, come quella in via Carracci, non può essere sempre replicata.
La consapevolezza di aver finalmente messo in campo una discontinuità politica, culturale, di linguaggio e di pratiche amministrative evidentemente fa paura a chi vuole difendere gli interessi di pochi e dà fastidio a coloro che, da tutte le latitudini, scommettono ogni giorno sulla rottura e il fallimento di questa alleanza politica inedita, che rappresenta un faro nel paese.
Questo non significa che ci accontentiamo di quanto abbiamo fatto in 4 anni, ma, anzi, ci sprona a proseguire e fare ancora di più, avere più forza, più risorse, più coraggio, più alleanze.
Sulle politiche abitative era necessario aprire una nuova stagione politica, in una fase difficilissima per lo stato di salute dei comuni e per il vento che soffia nel paese e a livello internazionale.
Fino a quando ci sarà lo spazio politico per proseguire questo lavoro e la compattezza della Giunta e della maggioranza, andremo avanti.
C’è chi vuole dimostrare che è possibile innovare e produrre risultati concreti e c’è chi vuole dimostrare che, invece, non è possibile, che l’unica strada è stare fuori dalle responsabilità, stare più comodi, stare fuori dalle contraddizioni, ricercare consenso facile sulla pelle di chi vede i suoi diritti negati e i suoi bisogni insoddisfatti.
Noi abbiamo scelto la prima strada, perché non c’è politica senza rischio. Ci abbiamo messo la faccia e ce la mettiamo ogni giorno e i ruoli che ricopriamo sono frutto del consenso che abbiamo ricevuto, senza scorciatoie, sulle nostre idee, su un progetto politico neo-municipalista, sulle lotte che abbiamo portato avanti, non di cooptazione per rapporti personali.
Per noi Bologna è sempre stata una città dove chi lotta può trasformare la politica e la realtà, se punta davvero a questo e non solo a rappresentare il proprio posizionamento.
Oggi più che mai è tempo di camminare a testa alta nella burrasca senza cedere a coloro che vogliono portarci indietro, ad uno schema politico regressivo, quando invece la realtà ci chiede un cambiamento radicale che parte proprio dal cambiare noi stesse.
Nessuno può farlo da sol*.

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