LETTERA APERTA
– a chi crede ancora che un altro mondo è possibile
– a chi ama più di ogni altra la settimana tra il 25 aprile e il primo maggio
– a chi non perderà un solo minuto di quella settimana per andare a voltare alle primarie del PD (che peraltro saranno vinte da Matteo Renzi)

“Dove c’è confusione,
uno che sa quello che vuole
ha tutto da guadagnare”
(Giù la testa, 1973)

UNA COALIZIONE CIVICA PER L’ALTERNATIVA CON LO SCOPO DI ATTUARE DUE COSTITUZIONI

Tramontata la stagione del bipolarismo e dei rozzi tentativi di restaurarlo attraverso forzature e stravolgimenti della carta costituzionale, il quadro politico attuale si presenta estremamente confuso.
Il dibattito politico, specialmente a sinistra, non chiarisce ma complica ulteriormente le cose: abbondano le astrazioni vuote, come la pretesa di riunire un centro-sinistra a trazione renziana, fuori dalla storia dopo il Jobs Act, la Buona scuola e il maldestro tentativo di riforma costituzionale. Parallelamente, si moltiplicano, trovando ampio spazio sui media, politicismi d’ogni ordine e grado: dalle ipotesi di “alleanza” avulse da ogni elemento programmatico, fino alla presunta necessità di riunire le sinistre, senza peraltro chiarire come ciò andrebbe fatto, a qual fine e per quale popolo.
Eppure, come insegna un bombarolo irlandese alla sua seconda rivoluzione, “dove c’è confusione, uno che sa quello che vuole, ha tutto da guadagnare”, sicché bisognerebbe armarsi di coraggio e lucidità avanzando proposte che consentano finalmente di prospettare, anche in Italia, proposte politiche autonome, credibili e non minoritarie, radicalmente alternative a tutte le ipotesi sperimentate nell’ultimo quarto di secolo. A patto di esplicitare con chiarezza COSA, COME, DOVE, CHI, QUANDO e PERCHÉ.

COSA – Ebbene, l’idea è semplice: in vista delle prossime elezioni politiche bisognerebbe dar vita ad una Coalizione civica per l’alternativa, che abbia l’obbiettivo, tanto elementare quanto ambizioso, di attuare la costituzione italiana e quella europea.
La Carta del ’48 imporrebbe di restituire a scuola e lavoro la centralità perduta, oltre a rinnovare un’opzione seccamente pacifista in politica estera, a partire dalla rivisitazione del bacino del mediterraneo come luogo di pace ed accoglienza.
La Carta di Nizza fornirebbe il contesto normativo ideale per un pieno riconoscimento del diritto all’abitare, di diritti civili rispettosi di ogni differenza e del diritto a vivere in un ambiente salubre, con tutto quel che dovrebbe conseguirne sul piano delle politiche riguardanti le energie, la mobilità, la messa in sicurezza del territorio, la produzione e il consumo.

COME e DOVE – La concreta declinazione di queste priorità andrebbe affidata ad una carovana che si proponga di attraversare il paese da nord a sud, approfondendo, tappa dopo tappa, i punti programmatici che siano in grado di qualificare una proposta politica assolutamente nuova e in radicale discontinuità col passato. Consapevoli, per una volta, che dare centralità ai territori non significa declinare territorialmente una opzione politica nazionale bensì, all’opposto, offrire ai contesti territoriali la possibilità di costruire l’agenda e indicare soluzioni, candidandosi ad ospitare iniziative e appuntamenti che costruiscano il programma a partire dalle reti sociali e dai saperi che si sono prodotti ed incrociati attorno a idee, mobilitazioni e vertenze.

CHI – Tanti e tante lavorano da tempo ad una simile prospettiva, ma è ora necessario che qualcuno se ne faccia carico con determinazione e responsabilità. Per chiamare ad una grande carovana dell’alternativa nessuno è più indicato delle tante esperienze civiche che hanno iniziato a raccogliersi nella rete delle città in comune, da arricchire con altri innovatovi laboratori municipali che affrontano la sfida delle imminenti elezioni amministrative, senza rinunciare al dialogo con altre significative esperienze europee: lungo lo stivale, da nord est fino a sud ovest, ciò che potrebbero fare figure come Arturo Lorenzoni e la sua Coalizione civica per Padova o Nicola Fiorita e Cambiavento a Catanzaro e tanti altri ancora, è lavorare ad una proiezione nazionale di esperienze civiche che hanno aperto spazi reali di partecipazione attiva, provando a reinventare la politica a partire dalle città. Del resto, la sfida che in tante e tanti abbiamo lanciato è civica nella misura in cui si propone e sperimenta la piena restituzione della politica ai cittadini, dopo un lungo sequestro dello spazio pubblico da parte delle èlite, aggravato dalle politiche di austerity.
Tale ipotesi andrebbe poi sostenuta e supportata da tutte le reti e le forze politiche che, oggi, sentano necessaria l’autonomia di un progetto, consapevoli dell’insufficienza del proprio soggetto, dai partiti ai comitati del NO al referendum costituzionale e del Si ai referendum sociali, fino alle reti dell’associazionismo diffuso che tanto hanno investito sulle campagne per i beni comuni, a partire da quella (inutilmente) vittoriosa sull’acqua pubblica. A condizione che, nel processo di confluenza, ciascuno di questi soggetti si renda disponibile ad una effettiva cessione di sovranità in favore di una coalizione di tutte e di tutti, dove tutti e tutte contano e decidono su ogni questione dirimente.

QUANDO – Bisogna saper scegliere il tempo. E una scommessa di questo calibro va innescata oggi per detonare un minuto dopo le elezioni amministrative (o forse addirittura in coincidenza con esse, visto che è coeva alle amministrative la grande mobilitazione sui temi ambientali in programma per il 9-12 giungo a Bologna).
La carovana dovrebbe, poi, costituire il “fatto politico” della lunga estate calda, giungendo, nell’autunno, ad ultimare il processo di costruzione partecipata del programma, dopo aver moltiplicato le iniziative territoriali e seminato, in ciascun territorio, percorsi a propria volta generativi (di esperienze mutualistiche, sportelli sociali, luoghi rigenerati e progetti di cittadinanza attiva).
Ciò è utile che avvenga nelle grandi città, è assolutamente indispensabile in provincia.

PERCHÉ tutto ciò? Semplice: perché serve una politica al servizio della maggioranza delle persone. Possibile solo a condizione che quella maggioranza abbia strumenti che le consentano di riconoscersi come tale, superando gli steccati artificiali costruiti ad arte per favorire una politica di pochi a beneficio di pochi.
In definitiva, serve una coalizione civica per l’alternativa che consenta di organizzare la diserzione da tutte le guerre tra poveri e contendere alle destre le maggioranze sociali incantante dalle sirene mendaci dei peggiori populismi.
Non già il tentativo di ricostruire la sinistra che non c’è più, bensì la scommessa di costruire una sinistra che non c’è ancora, avvertire il bisogno di nominarla, rifuggendo ogni deja vu.
Non è mai troppo azzardato ciò che risulta, oggi quanto mai, assolutamente necessario.

Federico Martelloni

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