La vittoria del No il 4 dicembre ha smentito ancora una volta la favola dell’Italia addormentata, pacificata e inerte nel consenso al governo delle élite economiche. Non è vero che i cittadini del nostro paese sono rassegnati, sconfitti e addomesticati. Il dissenso nei confronti di politiche economiche e sociali sbagliate e violente cresce. Non ha rappresentanza, non ha sbocchi di alternativa reale, ma c’è.

Su tanti temi, in questo paese, noi siamo la maggioranza. La maggioranza invisibile e dimenticata: quelli che non hanno una rendita a garantire privilegi, quelli che devono lavorare per vivere, quelli che cercano lavoro e sono stufi di trovarlo solo precario e sottopagato, quelli che il lavoro se lo inventano in partita iva o in imprese artigiane, quelli che non possono permettersi la sanità a pagamento, la scuola privata, le tasse universitarie, quelli che vorrebbero sapere se e quando avranno una pensione, quelli che sono preoccupati dalla devastazione del territorio e del riscaldamento climatico.

Quando è troppo è troppo! Non siamo un Paese addormentato. L’Italia è piena di esperienze, movimenti, laboratori. Persone che possono incontrarsi, riconoscersi, e mettersi in cammino insieme.
Per questo ci siamo incontrati a Bologna in un’assemblea con centinaia di persone da Torino a Palermo, dal Salento a Trieste, da Milano, a Napoli, da Ancona a Padova, da esponenti di liste civiche, forze politiche, parlamentari ed europarlamentari ad associazioni, movimenti e singoli attivisti. È stata una grande assemblea, organizzata dal basso, cresciuta giorno dopo giorno sul web e sui territori, autofinanziata.

Ci siamo incontrati per dire che ci siamo e che serve uno spazio pubblico dell’alternativa, un fronte popolare e vivo, aperto a tutte e tutti, un luogo non di semplice unità e sommatoria, ma di convergenza tra diversi, una proposta che possa concorrere alle prossime elezioni in alternativa agli altri poli esistenti. Una proposta politica di questo tipo non può scaturire né dal tavolo dei partiti, nè dall’ennesimo appello della società civile, ma deve nascere dall’impegno sui territori e nelle lotte, dal percorso dal basso che dobbiamo costruire tutte e tutti insieme. Serve un progetto differente dalla solita politica che ci ha dato negli anni molte delusioni e poche risposte concrete, e che oltre ad essere differente sia in grado di fare la differenza.
Non esistono ricette semplici, ma ci mettiamo in cammino per Costruire l’alternativa.

La Carovana dell’alternativa
Spesso quando finiscono le assemblee tutti si chiedono “sì, ok, ma ora che si fa?”

Sappiamo che l’alternativa non si costruisce da sola, per questo parte oggi una grande carovana, un cammino per scrivere collettivamente il programma dell’alternativa, prendere in mano il nostro destino, far incontrare e conoscere le tante esperienze territoriali, le liste civiche, le esperienze politiche locali e nazionali, i movimenti, le associazioni i tanti attivisti, le tante e tanti cittadini che hanno ancora voglia di provarci.

La Carovana dell’alternativa ha l’obiettivo di mettere in rete esperienze collettive e singoli attivisti in un percorso finalizzato alla scrittura dal basso del programma dell’alternativa, cooperando e mettendo insieme competenze individuali e collettive.
Cosa facciamo concretamente? Ecco alcune piccole “istruzioni per l’uso”.

  • Contattaci e organizziamo una tappa della carovana nella tua città in cui discutere di proposte concrete e pratiche da realizzare sul territorio dandoci anche modalità di coordinamento organizzativo nazionale.
  • Moltiplichiamo le reti, i contatti, le relazioni con le realtà territoriali. Facciamo in modo che questo percorso sia un crocevia di esperienze che rompono la solitudine sui territori e si mettono in cammino assieme
  • Ogni tappa deve essere pensata per garantire una discussione ampia, aperta, con facilitatori che assumono il compito di garantire una discussione vera e non pre-costituita contribuire alla scrittura del programma nel percorso della carovana e di individuare punti di vertenza e battaglia locale coinvolgendo reti sociali, soggetti politici, liste civiche, movimenti e singoli cittadini.
  • Incontriamoci in primavera in una grande tappa nazionale.

Ma le idee da sole non bastano. La campagna referendaria ci ha mostrato la forza che abbiamo, quando siamo uniti, organizzati e mobilitati. Dobbiamo continuare a stare per strada e a dare battaglia. A dare battaglia perché il governo faccia votare i cittadini sui referendum per cancellare voucher e licenziamenti facili e si torni subito dopo al voto con una legge elettorale che faccia pesare allo stesso modo il voto di tutti i cittadini.

Dobbiamo metterci in gioco, tutti quanti, non solo nella scrittura di un programma, ma anche e soprattutto in una battaglia concreta: una campagna sociale e politica sul lavoro, la precarietà e la redistribuzione, che tolga ai pochi che hanno tanto, per dare ai tanti che hanno poco. Anche per questo costruiremo comitati di supporto ai referendum promossi dalla Cgil per l’abrogazione dei voucher, per il ripristino dell’articolo 18 e della clausola sociale negli appalti. Serve dare parola ai cittadini il prima possibile, con o senza elezioni politiche. Dobbiamo mobilitarci, scendere in piazza. Daremo battaglia per mandare a casa il governo Renzi Bis – Gentiloni e cambiare il nostro paese a partire dalla lotta contro lo sfruttamento e la precarietà, per l’uguaglianza.

La connessione tra maggioranze sociali e alternativa politica non nascerà in astratto, ma solo da un lungo cammino fatto insieme, che possa far emergere, finalmente, l’alternativa dal basso di cui abbiamo bisogno.

Mettiamoci in cammino.

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