Che fine ha fatto tutta la retorica, ascoltata nei mesi più duri della pandemia, sulla necessità della scuola in Italia, il paese europeo che meno investe nella sua formazione al futuro? La tragicità della sindemia avrebbe dovuto mettere in discussione decenni di riforme scolastiche schizofreniche e sostenere una sacrosanta inversione di tendenza attraverso gli unici interventi possibili: risorse per interventi strutturali sugli edifici e per la stabilità del lavoro (dopo il taglio di più di 8 mld operato da Gelmini) e una riduzione generalizzata degli alunni per classe (rivedendo i vincoli imposti dal DPR 81/2009) per una scuola sicura, inclusiva e di qualità. Il drammatico e selettivo ricorso alla DAD ha evidenziato la necessità d’intendere la scuola in presenza come unico e prezioso presidio sociale e culturale. Eppure, le risorse pubbliche del PNRR sono dirette, ancora una volta in pieno stile neoliberista, a sostenere il ruolo ancillare del sapere al mercato. I finanziamenti vengono dirottati esclusivamente sullo sviluppo delle tecnologie, senza attenzione ai problemi strutturali della scuola pubblica, aggravati ed evidenziati dalla sindemia. In un’occasione che potrebbe finalmente dare respiro a un settore soffocato da anni, l’indirizzo sembra essere piuttosto quello di “costruire persone specializzate e flessibili…” a partire dalle secondarie di primo grado. Dunque, leggendo la bozza di finanziaria, alla scuola, come per tutti i servizi pubblici, non restano che le briciole.

  • Nessun provvedimento per le classi numerose.
  • Nessun intervento strutturale nell’edilizia scolastica.
  • 12 euro per la valorizzazione del personale docente, legati a una non meglio specificata “dedizione” scolastica
  • Nessuna iniziativa per dare finalmente stabilità al lavoro.
  • Nessun rinnovo per l’organico ATA assunto per far fronte al Covid.
  • 87 € lordi per il rinnovo di un contratto “già scaduto”.

Bianchi, Draghi e Giavazzi si sono inseriti in un solco già tracciato, che ben conosciamo: quello della riduzione della spesa pubblica statale, anche laddove ci sarebbero abbastanza fondi da permettere manovre ben più coraggiose e funzionali a realizzare una scuola inclusiva, democratica e aperta a tuttə.
Il diritto al lavoro, il diritto all’istruzione, il diritto alla salute continuano ad essere diritti procrastinabili o, peggio ancora, delegabili alle perverse logiche dell’autonomia differenziata. Di fronte a ciò, Coalizione Civica Bologna , già impegnata per una nuova edilizia scolastica comunale e protagonista della lotta per garantire più stabile e dignitoso il lavoro degli educatori scolastici, ritiene fondamentale sostenere lo sciopero del 10 Dicembre indetto, finalmente, dalle maggiori OO.SS della scuola. Siamo convintə che la lotta per una Scuola statale inclusiva e di qualità sia l’inizio di una valorizzazione complessiva dei servizi pubblici. I servizi di tuttə! Il 10 DICEMBRE LA SCUOLA SCIOPERA!

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