Un altro anno è trascorso dall’agguato in cui a Rio de Janeiro, la sera del 14 marzo 2018, furono assassinatə Marielle Franco, politica e attivista per i diritti umani, e il suo autista Anderson Gomes.
Da allora sono trascorsi “cinque anni di ingiustizia e di domande senza risposta” come ha ricordato nei giorni scorsi Jurema Werneck, direttrice di Amnesty International Brasile.
Anni in cui, nonostante le indagini e il susseguirsi di capi di polizia, procuratori generali e presidenti della repubblica, nessuno è riuscito a rispondere a due semplici domande: chi ha ordinato l’omicidio di Marielle Franco? E perché?
In questi anni però il suo esempio di donna, nera e bisessuale, nata e cresciuta in una favelas, non ha perso forza e oggi in Brasile, dopo l’elezione di Lula, potrebbe finalmente esserci una svolta positiva per le indagini e per tutte le battaglie sostenute da Marielle: per l’uguaglianza, contro le discriminazioni e per la difesa dei diritti umani.
Rivendicazioni che come ben sappiamo avevano trovato una strenua opposizione nel governo dell’ex presidente Bolsonaro.
Per comprendere come il paese stia già cambiando basti pensare che oggi Anielle Franco, sorella minore di Marielle, è Ministra per l’Uguaglianza Etnica, un ministero che era stato introdotto da Lula e poi soppresso nei successivi governi di destra.

Il suo esempio vive nel Brasile di oggi e ancora una volta, ma con una speranza in più, chiediamo: Justiça para Marielle Franco!

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