Da sempre esperto e propulsore dell’uso temporaneo e della custodia civica di spazi in stato di abbandono, Werther Albertazzi
annuncia la sua candidatura a consigliere con la nostra lista, proponendo nuovi modelli di crescita più sostenibili e circolari nel rispetto dell’ambiente, accompagnati da una trasformazione culturale.


SE NON ORA QUANDO ?
Ora che gli effetti dei cambiamenti climatici e delle grandi migrazioni sono sempre più tangibili, il tema della transizione è uno degli argomenti prioritari nella progettazione di città vivibili.
Dobbiamo elaborare nuovi modelli di crescita più sostenibili e circolari nel rispetto dell’ambiente accompagnati da una trasformazione culturale nella direzione di nuovi stili di vita in cui l’attività antropica sia in equilibrio con la natura, nuovi modelli di sviluppo per azzerare i conflitti sociali e intergenerazionali insegnando ai giovani a vivere in un modo nuovo perché un mondo nuovo ancora non c’è.
Ho sempre praticato la politica dal basso, con la complicità dei cittadini. Sono un attivista del mondo sociale che rivendica il diritto alla città e credo si possa e si debba ancora fare molto per migliorare la qualità della vita quotidiana. Le azioni, a volte vere lotte di insorgenza civica portate avanti negli ultimi 20 anni, si inseriscono nel grande e discusso tema della rigenerazione urbana, un processo che si pone l’obiettivo di rendere le città più accoglienti e vivibili.
Quando parliamo di città, parliamo anche di paesaggio, quello su cui sono sorte e quello ancora naturale. Nate con la funzione di accogliere la comunità, non possono esimersi dal mettere al centro dell’agenda politica i cittadini rendendosi teatro della democrazia.
Nell’era della rigenerazione urbana, quindi, non ci deve limitare a porre l’attenzione su edifici, strutture, spazi comuni e non luoghi, ancora prima dobbiamo pensare alle persone che sono i beneficiari di questa politica.
Partiamo dalla qualità dell’abitare e dal diritto alla casa ma poi spingiamoci a ridisegnare, con questo processo, anche la città che viviamo; i luoghi dell’educazione, i luoghi di lavoro, gli spazi comuni, i luoghi della sanità per finire a ripensare le vie di comunicazione; strade, portici, marciapiedi e ciclabili.
La città in comune si forma con la partecipazione dei cittadini nel discorso pubblico che non sia un punto di arrivo ma uno strumento nella cassetta degli attrezzi della politica per raggiungere un fine. Il diritto alla città e il diritto alla natura risultano il collante tra l’etica della cittadinanza, il bene comune e la qualità del vivere civile.
Dobbiamo intraprendere piccole rivoluzioni nella politica dei professionisti agendo per e con la società civile. Formata da comitati, associazioni, movimenti, reti e singoli cittadini e cittadine, una città senza barriere sociali ridisegna una città più vivibile, più accogliente, meno disuguale e più produttiva.
Con la svendita del patrimonio pubblico, l’alienazione anche di spazi con alto valore storico e culturale, l’esternalizzazione dei servizi pubblici e la cessione dell’edilizia sociale ai privati, ci ritroviamo a vivere in città sempre più privatizzate in cui perdiamo il senso di appartenenza, in cui ci sentiamo sempre più turisti e meno abitanti.
Pianificare azioni verso gli obiettivi che dobbiamo prefiggerci come la salvaguardia del patrimonio ambientale, la riduzione delle emissioni nocive, la permeabilizzazione del terreno, diventa complessa e forse irraggiungibile se dobbiamo sempre trattare e scendere a compromessi con i proprietari che si portano dietro un pensiero di mera commercializzazione.
Basta svendere e basta cementificare! Anzi, abbiamo un grande patrimonio dismesso su cui portare il concetto di rigenerazione, milioni di metricubi di cemento che possono trasformarsi da buchi neri generatori di insicurezza e degrado a occasioni in cui innestare e innescare nuove funzionalità, nuovi servizi ai cittadini, nuove economie, nuove comunità. Spazi ambiti dalle tante associazioni di volontariato, artistiche e culturali e dalle cooperative sociali che nella città di Bologna affiancano da anni le politiche di welfare con progetti d’integrazione, di accoglienza, di supporto alle famiglie e di mutuo soccorso.
Sono Werther Albertazzi, Attivatore Territoriale, mi sono candidato per Coalizione Civica per portare questi temi all’interno dell’agenda politica nel Comune di Bologna.
Nel mio possibile vorrei dare il mio contributo perché Bologna possa veramente essere LA CITTA’ IN COMUNE

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