“Manca una guerra”. Questo deve aver pensato il Sindaco Virginio Merola quando ha scelto di lanciare in pompa magna una campagna contro i “ciclisti selvaggi”, chiamandola, come se non bastasse, “campagna civica”.
Cosa ci sia di civico in una campagna che divide la città e attacca i soggetti più deboli è una cosa che non riusciamo a comprendere.
Infatti puntualmente, dato che nell’amministrazione della cosa pubblica contano i fatti, ma contano moltissimo anche le parole, “guerra” è stata.
E non parliamo della “guerra” dell’amministrazione comunale contro i ciclisti indisciplinati fatta di qualche multa, quella durerà lo spazio di qualche giorno, o delle crociate personali contro le due ruote intraprese da qualche consigliere comunale del Partito Democratico in cerca di sciocca visibilità, ma della conflittualità tra utenti della strada che le improvvide parole del Sindaco hanno alimentato soffiando sul fuoco di una convivenza non sempre facile.
Ma il compito di un’amministrazione decente è quello di aumentare la conflittualità tra utenti della strada? O è quello di domandarsi perché questa convivenza non sia facile e trovare risposte e soluzioni? E adeguare le strade e, ove possibile, le regole a nuovi comportamenti virtuosi in aumento (come quello di usare mezzi non inquinanti) che per ora si ritagliano uno spazio – a volte in violazione delle regole – in un ambiente non esattamente pronto ad accoglierli?
I ciclisti urbani in aumento si trovano a solcare strade pensate solo per i mezzi a motore: questo è il problema. E spesso i comportamenti in violazione delle regole sono dovuti al tentativo di trovare escamotage per destreggiarsi in un “mondo di auto”. E di adeguare regole e viabilità dovrebbe occuparsi una buona amministrazione.
Tutti devono rispettare le regole, ma le regole devono essere giuste e proteggere tutti e tutte.
Ripetiamo per essere chiari: 1- i ciclisti sono molto aumentati (nonostante tutto e grazie al cielo!) 2 – il nostro sistema di viabilità e regole non è adeguato a questo cambiamento 3 – bisogna adeguarlo per ridurre al minimo la conflittualità.
Perché poi vadano incentivati con scelte chiare i comportamenti a basso impatto ambientale… c’è bisogno di ripeterlo? Forse sì. Evidentemente i dati della (pessima) qualità dell’aria non sono sufficienti a che l’amministrazione agisca in modo sensato.
I mezzi a motore spargono nell’aria della città metropolitana 10 tonnellate al giorno al giorno inquinanti tossici sotto forma di ossidi di azoto e particolato e 200 mila tonnellate al giorno di gas che alterano il clima . Percorrendo un tratto di strada in auto si emette: anidride carbonica (principale responsabile dell’effetto serra), monossido di carbonio (tossico), idrocarburi incombusti (cancerogeni), ossidi di azoto e ossidi di zolfo (principali inquinanti per l’atmosfera), particolato (causa di patologie croniche cardio-polmonari).
Percorrendo lo stesso tratto in bicicletta si emette: nulla. In estate una modica quantità di vapor d’acqua (sudore).
Come sempre da una parte abbiamo le grandi dichiarazioni d’intenti sulla “mobilità alternativa” e gli impegni sulla carta per l’ambiente sottoscritti anche all’ultimo G7 ospitato a Bologna. Dall’altra invece abbiamo gli interventi che mancano per mitigare il traffico veicolare privato, per aumentare la mobilità pubblica, per offrire a chi usa la bici ogni giorno percorsi in sicurezza e informazione corretta su diritti e doveri come in tutte le grandi città d’Europa e abbiamo le conseguenze: a inizio novembre siamo già molto vicini ai 35 sforamenti all’anno di polveri sottili che ci metteranno per l’ennesima volta fuori legge, mentre negli ultimi 10 mesi ci sono stati già 12 morti tra ciclisti e pedoni.
In una città che sta soffocando e che ha molti problemi di viabilità, l’unico effetto che la campagna incivile del sindaco ha avuto e avrà è quello di aumentare la conflittualità (e forse di regolare qualche conto interno al Partito Democratico…) senza risolvere nemmeno uno dei problemi della città e dei suoi abitanti.

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