Da anni ormai, a tutte le latitudini politico-amministrative del nostro paese, il verbo “esternalizzare” viene usato in sostituzione di quello, ben più impopolare tra lavoratori e cittadini, di “tagliare”. Siccome è di risorse che stiamo parlando, il trucco dura poco una volta accertatane la ricaduta sul territorio: sensibile perdita di qualità dei servizi al cittadino e conversione degli operatori impegnati, da educatori a badanti/ controllori.
A Bologna non fa eccezione il nuovo bando di gara sui “Servizi educativi e servizi estivi a favore di preadolescenti e adolescenti nell’ambito del servizio Centro Anni Verdi (CAV) di IES e presso le scuole secondarie di 1° e 2° grado”, cioè quei servizi di cui solo qualche mese orsono, l’Assessora Pillati in persona aveva sottolineato la centralità come “fiore all’occhiello” degli interventi di prevenzione al disagio giovanile, della Giunta Comunale.

Un anno fa l’Amministrazione comunale aveva pubblicamente promesso di non esternalizzare questi servizi, tanto più preziosi in quanto rivolti a favore dei nostri concittadini più giovani, aveva dichiarato in Consiglio Comunale che si sarebbe trattato semplicemente di una fase transitoria dovuta a problemi di natura gestionale.

Un anno dopo, ecco il bando definitivo: la solita mazzata, con l’aggravante di una dirigenza che continua a non ascoltare chi è in prima linea, chi ogni giorno deve rispondere ai bisogni dei cittadini più fragili, convinti che i servizi siano roba loro. Parlano di ampliamento dell’offerta educativa, di potenziamento delle risorse, di maggior attenzione verso una fascia d’età che non ha avuto la considerazione necessaria, parlano di innovazione. Parlano…

Ma come pensate di tradurre tutto questo in operatività concreta? Tagliando i monte ore degli educatori? Ma non vi basta il taglio del 20/30% dello stipendio mensili di lavoratori ora in carico alle cooperative e non più dipendenti diretti del comune di Bologna?
Non si fanno le nozze coi fichi secchi, a meno che, come sempre, non le si voglia fare alle spalle dei lavoratori.
E’ disarmante e amareggia trovarsi ancora una volta di fronte alla solita presa in giro, alla totale mancanza di rispetto verso professionisti che continuano, nonostante tutto, a mantenere in vita questi servizi vitali per la cittadinanza. Un anno fa ci avete garantito che sarebbero state esternalizzazioni transitorie, un vostro dirigente si spinse a dire, sono parole sue, che in questi servizi non ci sarebbero mai stati “segni meno”. Bene, oggi scopriamo che per i prossimi cinque anni queste esternalizzazioni non solo vengono messe a sistema, ma addirittura ampliate. Oggi scopriamo che i “segni meno” sono tanti e sono tutti nei monte ore e nelle buste paga dei lavoratori delle cooperative. Ci sono CAV e CAV, di serie A e di serie B, proprio come i cittadini cui vengono rivolti, alcuni mantenuti a 36 ore, altri declassati a 30.

Un po’ di numeri.

Nell’allegato A del bando di gara per l’esternalizzazione dei Centri Anni Verdi per i prossimi cinque anni si indica la loro apertura dal terzo lunedì di Settembre al terzo venerdì di giugno per complessive 37 settimane, quando fino ad oggi l’apertura era prevista per 38 settimane. Il monte ore settimanale dell’educatore passa dalle attuali 36 a 30 ore. In queste trenta, aumentano le ore frontali con l’utenza (da 22,5 a 25 settimanali), ma vengono praticamente dimezzate quelle dedicate a progettazione e verifica (da 13,5 a 7,5). La scheda tecnica dell’allegato A indica obiettivi molto ambiziosi, ma non c’è una sola riga e neanche un minuto dedicato a programmazione, confronto, pensiero degli educatori. Il rapporto utenti/educatori è calcolato partendo dalla previsione di un minimo di 20 fino ad un massimo di 40 presenze giornaliere (fino ad oggi il numero degli iscritti non doveva superare le 20 unità). Ciò implica un rapporto 1 a 10 se va bene, di 1 a 20 nel caso fossero presenti tutti gli iscritti. Questo rapporto numerico tra l’altro si innesta su un progetto educativo che aumenta la sua complessità rispetto al passato, perché amplia la fascia d’età dei partecipanti (ora si potranno iscrivere tutti i ragazzi compresi nella fascia 11-16) e dunque, comprensibilmente, amplia bisogni, interessi ed esigenze cui corrispondere, interventi da diversificare in modo sostanziale.

Ricordiamo che i CAV sono Centri Educativi extra scolastici basati sulla costruzione di relazioni educative informali: i ragazzi del CAV non stanno (non devono stare) seduti sui banchi a fare i compiti, devono trovare un tempo d’ascolto individuale, essere motivati e stimolati dagli operatori a conseguire tutti quei bei obiettivi fissati sia nel bando che nella riprogettazione dei servizi educativi, da questa amministrazione qualificati come imprescindibili, rivolti alle fasce preadolescenziale e adolescenziale. Va da sé che il lavoro degli educatori delle Cooperative Sociali sarà fin da subito messo a dura prova: lavorare di più, pensare di meno, correre da un servizio all’altro per completare il monte ore ed assicurarsi almeno uno stipendio da sopravvivenza.

I numeri… quei maledetti, impietosi come sempre. Cari dirigenti, cari amministratori, sappiatelo: i numeri messi sotto tortura, alla fine finiscono sempre per confessare.

Gruppo Welfare Coalizione Civica

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