Mentre il Sindaco di Lizzano in Belvedere nega il cambiamento climatico e attende fiducioso la neve, l’economia dell’Appennino che ancora si regge con le unghie sullo sci da discesa, sprofonda in una crisi sempre più nera. Non è solo uno il Natale senza neve, ma molti ormai che si susseguono con regolarità. Ultimamente si è potuto sciare con continuità solo nei mesi centrali dell’inverno gennaio e febbraio. Il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, negarlo è anacronistico e antiscientifico. La temperatura media del trentennio 1991-2020 è stata più alta di quello precedente di 1.1 °C . Può sembrare poco ma per ogni grado in più significa che mediamente la linea di permanenza della neve al suolo si sposta in alto di 150-200 metri, rendendo le condizioni necessarie allo sci da discesa sempre più improbabili. Negli anni ’80 questo limite era intorno ai 1500m adesso si colloca sui 1700m. Prima del 2050 avrà già superato il punto più alto del nostro Appennino. La temperatura infatti continua ad aumentare senza soluzione di continuità e il 2022 chiuderà come l’anno più caldo di sempre in ER, battendo di quasi mezzo grado il precedente record stabilito nel 2014, come certificano i dati Arpae. La negazione da parte di un amministratore pubblico è molto grave, e di fatto impedisce quel cambiamento necessario per invertire lo spopolamento, salvaguardare o creare nuove attività produttive e mantenere servizi nelle aree montane così da garantire un futuro sostenibile a quelle comunità. Non serve a niente sperare che la neve arrivi a comando, che l’acqua sia abbondante anche a fronte di siccità sempre più frequenti. Altrove, amministrazioni che hanno saputo guardare avanti, in Svizzera, Austria e Baviera, ma anche in Valle d’Aosta (vedi dossier di Legambiente Nevediversa), stanno già riconvertendo aree sciistiche poste a bassa quota (sotto i 2000m di quota) in aree senza impianti, traendone un vantaggio economico. Ricordiamo il Corno alle Scale ricade all’interno dell’omonimo Parco Naturale regionale dove è possibile godere di spazi di alto valore naturalistico in maniera diversa e continuativa a seconda delle mutevoli condizioni climatiche. Camminatori, scialpinisti, mtb, famiglie sono in continua espansione e potrebbero aumentare ancora se fosse potenziato il trasporto pubblico con interconnessioni più frequenti fra ferrovia Porrettana e autobus. Un turismo che dipende meno dalle infrastrutture ma volentieri si ferma in paese o nei rifugi per un ristoro. La sopravvivenza quindi dipende proprio da saper interpretare il futuro e non da riproporre ostinatamente modelli del passato non più praticabili.

A questo link l’intervista di qualche giorno fa del Sindaco di Lizzano in Belvedere.

Foto di Michele Lapini

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