Ancora interventi per allontanare persone senzatetto. Ancora una finta soluzione. Ancora contro i poveri e non contro la povertà.

In questi giorni, di nuovo, sono state condotte, da parte di Carabinieri e Polizia municipale, azioni di allontanamento di alcune persone senza fissa dimora dai loro ripari di fortuna.
Alcuni mesi fa l’Amministrazione Comunale aveva già adottato, fra le prime in Italia, il così detto DASPO urbano (provvedimento di allontanamento) nei confronti di persone che dormivano in strada. Oggi, a riprova della straordinaria efficacia del provvedimento, si sgomberano le stesse persone nello stesso luogo.
Ricordiamo il comunicato ufficiale di allora: persone allontanate perché dormivano “all’aperto e su materassi circondati di masserizie”. E anche oggi sono stati emessi diversi provvedimenti: denunce, multe, segnalazioni per il possibile DASPO urbano.
“I sindaci – scriveva lo scrittore Saviano all’indomani dell’approvazione del decreto Minniti/Orlando – per ripulire i centri storici delle città, avranno il potere di allontanare chiunque venga considerato ‘indecoroso’, non occorre che sia indagato o che abbia commesso un reato.”
Ecco, ci sembra che il problema, ancora una volta, per quanto riguarda queste persone che vivono per strada, sia sempre quello del ‘decoro’. O del fatto che possono ‘dare fastidio’. Certo che ‘danno fastidio’, certo che facciamo fatica magari a passare sotto ad un portico o ad entrare nel portone di un palazzo. Ma allora, con questi provvedimenti, le forze dell’ordine e questa Amministrazione Comunale ci stanno dicendo che non esiste soluzione, che non possiamo aiutare le persone che hanno bisogno, ma solo spostarle un po’ più in là, da un’altra parte, dove, per un po’, non le vedremo.
Allora come oggi si dice che queste persone rifiutano la sistemazione in un dormitorio. Ma questo basta per farci girare lo sguardo da un’altra parte? O non dovremmo invece pensare che quello di cui abbiamo bisogno sono più servizi e sostegno per combattere disagio e sofferenza sociale?
Bologna sta ospitando in questi giorni il grande incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio “Ponti di Pace” in occasione del quale il vescovo monsignor Zuppi ci ricorda che “A Bologna i portici – al contrario dei muri – sono i nostri ponti: servono a unire”. I portici fanno da ponte e da sempre, sin dal Medio Evo, servono ad ospitare e a proteggere chi ne ha bisogno.
Certo, proviamo ancora disagio, fastidio, e invochiamo il ‘decoro’. Ma il ‘decoro urbano’ consiste nel trovare ospitalità e rifugio per chi ne ha bisogno, non nel ‘rimuovere’ queste persone, nello ‘spostarle’, nel portare via loro le poche cose che hanno – perfino i cartoni che usano come giaciglio – quasi fossero sacchi di spazzatura da ‘allontanare’ e ‘smaltire’.
Chi non vuole una città più pulita e sicura? Ma pulita e sicura significa davvero: ‘ripulita’ dalle persone?
Come Amministrazione pensiamo veramente che questa possa essere una soluzione? Non le è affatto, come è chiarissimo, sul piano ‘pratico’, dato che le stesse persone tornano dopo pochi giorni negli stessi luoghi. Queste iniziative però hanno un peso, al di là del piano pratico.
Pensiamo veramente che usare parole come ‘degrado’ e ‘decoro’ e ‘pulizia’ riferite ad esseri umani sia un atto privo di conseguenze? E non precipiti invece anche noi – mentre pretendiamo di essere ‘diversi’ e ‘alternativi’ – nel clima orrendo che si respira nel Paese, fatto di atti malvagi contro i poveri e non contro la povertà? Queste parole e queste azioni (tra l’altro inefficaci, lo ribadiamo) ci rendono complici di questo clima, diffondendo tra le persone la convinzione che sia giusto e normale ‘buttare via’ le persone che ci infastidiscono.
Lo diciamo ancora una volta: questa non solo non è una soluzione, ma è l’ammissione di una sconfitta.

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