Non ci stupisce affatto, e lo diciamo con tristezza e apprensione, che un gruppo di ultras della Lazio arrivi ad usare l’immagine di Anne Frank in maglia giallo rossa come “offesa” o peggio come auspicio di morte verso i tifosi della Roma.
Il fascismo rialza la testa, non solo a Roma e non solo nelle forme violente e vigliacche che – giustamente – arrivano agli onori della cronaca: gli episodi negli stadi (tanti, troppi, come troppa e insopportabile è l’ipocrisia dei vertici della Federazione, primi ad essere apertamente e spudoratamente razzisti e sessiti), i roghi di corone e lapidi partigiane (solo a Bologna due in pochi giorni), le intimidazioni razziste (su quelle gravissime verso gli ospiti dell’HUB di via Mattei è stata aperta un’inchiesta), la violenza sessita la cui portata è così ampia e diffusa da non avere bisogno esempi.
Lo sdoganamento del fascismo fa capolino, da anni ormai, tra le pieghe della stampa nazionale e dei salotti intellettuali. La rivalutazione del ventennio in chiave nostalgica e conciliatoria spacciata da ricerca storica e sociologica produce l’effetto di considerare il fascismo come un’opinione legittima tra le tante.
E’ di questi giorni il “dibattito” a più voci ospitato dal Quotidiano Nazionale dal titolo “La morte della patria” (individuata nell’8 settembre n.d.r), una serie di articoli (che si può trovare qui: http://bit.ly/2gBTZrV con contributi che vanno da Marcello Venezian a Luciano Violante e Walter Veltroni) di cui riportiamo solo un titolo che abbiamo parafrasato e che già molto dice sul contenuto e sull’intento dell’iniziativa: “Una certa idea di onore e fedeltà. Oltre le brutture del fascismo”.
Ma la riabilitazione del fascismo passa anche dal rapporto strisciante con le istituzioni e con le amministrazioni “di sinistra”, leggere per credere l’ottima inchiesta di Wu Ming e Nicoletta Bourbaki sui rapporti tra neofascisti e PD renziano (potete trovarla qui: http://bit.ly/2jZ1cDw).
E questi sono solo due spunti nel panorama desolante di un paese dove l’argine contro fascismo (e contro razzismo e sessimo) presenta falle preoccupanti e viene costantemente eroso, con ampio contributo delle “forze democratiche”, da ammiccamenti, dichiarazioni, gesti, articoli… (solo qualche esempio, http://bit.ly/2yQzHW0http://bit.ly/2sUJ8ND).
Quello che ci preme dire è che quell’argine o si tiene sempre o a poco varrà l’indignazione di un giorno. O si riconosce l’avanzata dei nuovi fascismi anche a Bologna nei cippi partigiani bruciati, nelle manifestazioni e negli spazi concessi alle sigle criptofasciste e nelle coperture di cui godono (su questo Coalizione ha fatto una proposta), nelle intimidazioni di fronte all’HUB di Via Mattei oppure rischiamo di perdere non tanto la memoria della nostra tradizione antifascista, ma un presente ed un futuro di democrazia e libertà che quella memoria ci ha sempre indicato.
Possiamo consolarci con l’idea che il problema sia confinato negli stadi, o addirittura nel solo stadio di Roma o ancora meglio nella sola tifoseria Laziale o più in specifico in alcune mele marce appartenenti ad un gruppo di ultras della Lazio, ma sarebbe una menzogna.

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