Non è vero che la pandemia è stata uguale per tutti, perché c’è chi l’ha pagata di più.

Ed è chi pagava già prima, come le donne, che rappresentano il 99% di coloro che in questi mesi hanno perso il lavoro, magari con un contratto non rinnovato o una partita IVA.
Non solo: sono stati più di 4.000 gli atti di violenza denunciati in tutta Italia durante la pandemia, mentre dal solo inizio del 2021 sono già 38 i femminicidi, come quello di Emma Pezemo, avvenuto in questa città solo pochi giorni fa. La pandemia, inoltre, sembra aver estremizzato fenomeni come quelli del razzismo e dell’omofobia, imponendo di agire sin da subito per porre un freno alle disuguaglianze e alle violenze che attraversano quotidianamente anche la città di Bologna.

Per costruire una città femminista e attenta alle differenze non basta indignarsi di fronte a questi episodi, ma è necessario mettere in campo un’azione pubblica quotidiana volta a rimuovere le radici profonde del patriarcato, dell’omofobia e del razzismo. E’ dunque necessario iniziare ad investire su spazi, progetti e iniziative culturali che dotino la città di Bologna di “infrastrutture delle differenze” in grado non solo di essere un punto di riferimento per chi subisce violenza o discriminazione, ma anche per promuovere attivamente ogni giorno la femminilizzazione della città.

Per questo motivo Coalizione Civica propone:

– Un significativo investimento pubblico sui *consultori* , finalizzato all’allungamento degli orari di apertura e a consentire la partecipazione di associazioni e realtà femministe della città. C’è pertanto bisogno di trovare finanziamenti adeguati e di stabilire una progettualità a lungo termine, in modo da renderli non solo un luogo dove le donne possano trovare informazioni e supporto, ma un vero e proprio laboratorio di partecipazione femminista rivolto alla città.

– Approvazione di una *Carta contro le molestie sul luogo di lavoro*, sul modello della Carta dei rider, con Comuni, sindacati, associazioni datoriali e realtà femministe in modo da garantire una più efficace tutela nei confronti delle discriminazioni sui luoghi di lavoro.

– Distributori di *assorbenti e contraccettivi gratuiti*. Non si può fare soldi sul corpo delle donne: la sicurezza e la salute sono un diritto.

– Mappatura dei *servizi dedicati alla disabilità*, recependo la legge quadro nazionale e progetto Rampe sull’accessibilità ai negozi che aveva proposto UILDM.

*Centri antiviolenza LGTB*, per dare concretezza a quanto già espresso dal DDL Zan e offrire supporto e accoglienza per le problematiche specifiche create dalla violenza omolesbobitransfobica. Bologna è ricca di esperienze virtuose, prodotte da esperienze di mutuo-aiuto e attivismo: è il momento di mettere a sistema questi saperi e creare nuovi punti di riferimento nel contrasto alla violenza.

– Revisione dei *bandi fondi per CAV*: è necessario dare maggior stabilità ai bandi, per garantire l’assunzione di operatrici qualificate e specializzate e sviluppare una progettualità di lungo periodo (es: case rifugio, progetti di avviamento al lavoro e percorsi di impoteramento per donne in fuoriuscita dalla violenza). Allo stesso tempo serve uno scatto in avanti sul potenziamento della formazione continua sulla violenza di genere nei settori di contrasto e fondi ad hoc. Ci sono già esempi virtuosi (es: formazioni da parte di operatrici CAV a forze dell’ordine) ma questi percorsi vanno potenziati e finanziati adeguatamente per contrastare i processi di vittimizzazione secondaria. Questo processo di formazione deve essere rivolto in primo luogo a forze dell’ordine, assistenti sociali, tribunali, operatori sociali e sanitari a tutti i livelli.

– Sosteniamo il recente orientamento di Giunta di adesione all’importante campagna proposta da Period Think Tank #datipercontare, che impegna le pubbliche amministrazioni all’accessibilità dei dati e alla valutazione dell’impatto di genere dei propri atti e progetti a partire dalla loro programmazione.

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