Bologna deve essere protagonista di una vera transizione ecologica e puntare alla neutralità climatica.

In questo passaggio cruciale, tutte le politiche e le scelte dell’Amministrazione devono essere orientate verso un obiettivo strategico: fare di Bologna una delle cento città selezionate dalla Commissione Europea tra quelle che possono diventare completamente neutre dal punto di vista delle emissioni, entro il 2030.
Per raggiungere questo obiettivo, bisogna adottare politiche ambientali trasversali a tutti i settori, a partire dalla pianificazione urbanistica territoriale e dalla mobilità.

Bisogna agire subito per garantire:

– la transizione verso una mobilità accessibile ad a emissioni zero, con il completamento del Servizio Ferroviario Metropolitano e la sua integrazione nel sistema della mobilità metropolitana. Una rete ampia, integrata, moderna, diffusa e gratuita di trasporti: dal potenziamento del SFM all’aumento dei bus ecologici, dalle auto elettriche alle biciclette in condivisione, fino all’integrazione del tram, che è una scelta importante per la Bologna del futuro. Più parcheggi scambiatori, ma anche più strade e piazze pedonali, con particolare attenzione alle aree in prossimità delle scuole ed al trasporto scolastico. Potenziamento della rete ciclabile, con pieno riconoscimento del ruolo della bicicletta quale mezzo di trasporto cittadino e metropolitano.

In questo quadro non può essere eluso il nodo del Passante autostradale: il tratto cittadino tangenziale/autostrada è attualmente responsabile per il 40% delle emissioni da traffico veicolare in città e, per come è progettato oggi, il suo allargamento potrebbe aggravare la situazione. È necessario, al contrario, trovare una soluzione capace di ridurre significativamente le emissioni, rendendo il tratto cittadino tangenziale/autostrada – che già oggi incide pesantemente sulla salute dei cittadini – meno impattante dal punto di vista climatico, ambientale e sanitario. In questa prospettiva, ci impegniamo a dare impulso all’attività di un gruppo di studio, composto di tecnici, esperti e decisori, per rendere il progetto Passante a basse emissioni inquinanti e compatibile con il traguardo condiviso di Bologna città carbon neutral 2030. Questa attività dovrà essere affiancata da un percorso di assemblee sul clima e sull’ambiente di Bologna e con una valutazione di impatto sanitario ed epidemiologico per rivedere le opere che impattano sul destino climatico e ambientale della città, Passante incluso.

– la tutela, la salvaguardia e l’incremento del sistema del verde pubblico e privato in un ottica territoriale e sistemica, attraverso l’obiettivo progettuale delle infrastrutture verdi e blu con la manutenzione delle via d’acqua e interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico;

– la salvaguardia e accessibilità della collina e la sicurezza per chi la vive a piedi o in bicicletta;

– la riduzione della produzione di rifiuti e dello spreco di risorse idriche ed energetiche, incentivando invece la produzione autonoma di energia rinnovabile e un percorso di ritorno del controllo pubblico sui beni primari comuni, a partire dall’acqua;

– una pianificazione urbanistica e territoriale che guardi al futuro e non favorisca la speculazione a vantaggio di pochi. Ripensare la città: perseguire lo stop al consumo di suolo e la riduzione delle emissioni e dello spreco energetico degli edifici significa, necessariamente, attivare una vera politica di rigenerazione urbana, che fino ad oggi non c’è stata, anche attraverso un piano urbano di rigenerazione comunale che contenga anche un piano di riuso temporaneo di spazi vuoti per fini sociali. Una politica territoriale, progettata, diffusiva e partecipata.

Una città dove ogni servizio essenziale si possa raggiungere in 15 minuti, come in tante città del resto d’Europa; una città in cui le numerose e strategiche aree ex militari vengano rigenerate in un’ottica di diffusione della qualità insediativa urbana e non di attenzione agli interessi speculativi; una città in cui le aree boscate esistenti, frutto di rinaturalizzazioni spontanee, siano valorizzate come erogatrici di servizi ecosistemici (in quest’ottica particolare importanza rivestono le politiche che si andranno ad attuare sul comparto dei Prati di Caprara che non va assolutamente visto come riserva per ampliamenti di strutture esistenti. Quindi tutela integrale e accessibilità garantita, attraverso la partecipazione cittadina, del bosco dei Prati di Caprara); una città che favorisca investimenti sull’efficientamento energetico e la riqualificazione del patrimonio pubblico e privato esistente.
Per questo sono essenziali strumenti urbanistici e regolamentari che siano il tramite tecnico disciplinare perché una determinata visione di città prenda corpo e non servano invece ad incentivare la speculazione privata alterando i caratteri identitari di parti della città mettendo in atto una strisciante privatizzazione del territorio, pensiamo che perché questo sia pienamente possibile, vada modificata la legge regionale 24/2017. La città deve tornare ad essere città pubblica e progettata pubblicamente: non è tollerabile che dalle norme esistenti possano generare episodi edilizi avulsi dal contesto urbano circostante, come in via Jacopo di Paolo o via Calzolari o via Passarotti o in via Misa o in via Marzabotto…
In questo quadro occorre anche rivedere le politiche di monetizzazione degli oneri sugli interventi edilizi con un deciso stop alla monetizzazione degli standard di verde e di Edilizia Residenziale Sociale.

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