L’intervento del nostro Consigliere comunale Federico Martelloni nel corso dell’Istruttoria pubblica sul disagio abitativo:
“Sul tema dell’abitare Bologna è a un bivio: vuole essere infrastruttura turistica di massa o città?”

“Ho ascoltato, letto e riletto gli interventi (e gli appunti degli interventi) ascoltati in queste due giornate di istruttoria pubblica sulla casa.
Due avvertenze preliminari.
Innanzitutto un grazie!
Grazie a Pensare Urbano perché ci ha permesso, finalmente e con ritardo, di fondare una sorta di Iperbole-Home, come la chiamò Stefano Bonaga: una grande discussione, pubblica e trasparente, sul tema dell’abitare, che è in realtà il primo modo di discutere, senza infingimenti, del tema della forma della città e della possibilità di viverla.
Lo confermano gli interventi che hanno rammentato ciò che tutti sappiamo ma che spesso viene taciuto: per i non proprietari (e talvolta anche per i proprietari di una prima casa acquistata con un mutuo), l’affitto è la principale componente di spesa. Ciò vale per gli studenti e vale per i lavoratori e le lavoratrici. Vale per gli anziani e vale per i giovani, soli o in coppia che siano.
Seconda avvertenza, che vale quanto il grazie.
Mi permetto sommessamente – e neanche troppo – di suggerire a chi amministra questa città di non negare né ridimensionare.
“Houston, abbiamo un problema”. Lo disse – come sapete – l’astronauta Jack Swigert impegnato nella missione dell’Apollo 13, a sole 55 ore dalla partenza, dopo lo scoppio di uno dei 4 serbatoi dell’ossigeno.
Il viaggio di ritorno dalla luna, dopo l’avaria, fu teso e difficile, ma il prezioso risultato della missione fu comunque quello di dimostrare che il programma poteva affrontare situazioni di crisi, riuscendo a portare in salvo l’intero equipaggio.
Quindi la citazione è assolutamente perfetta.
La casa è uno dei quattro serbatoi dell’ossigeno di chi vive una città, insieme al lavoro, ai servizi sociali intesi in senso ampio, alle agenzie culturali e formative.
Al contempo, sul tema dell’abitare, Bologna è ad un bivio, ma non è perduta. Se governa il processo di trasformazione in corso, può salvarsi. Se non lo governa, tra cinque anni è perduta: destinata a divenire un’infrastruttura turistica dell’Italia del centro-nord, svuotandosi e perdendo il proprio “statuto di luogo”. Non dicono solo i presenti. Non lo dice solo Il Manifesto. Oggi lo dice, persino, Le Monde, che oggi parla di quest’istruttoria.

Abbiamo ascoltato un’infinita quantità di dati che non ha senso richiamare nel mio intervento. Anche perché – tranne qualche isolatissima voce stonata – quei dati parlano chiaro e indicano un elemento.
Il tema dell’abitare è fonte di difficoltà, preoccupazione e angoscia per diversi segmenti della cittadinanza urbana, a partire dai più fragili che, in qualche caso, sono a che i più preziosi per il suo futuro.
Al contempo, è persino straordinario rilevare quanto il problema della casa e la sua soluzione venga indicato come condizione per una partecipazione alla vita della città. Lo abbiamo sentito dire dall reti dell’associazionismo, a partire dall’Arci e dagli studenti che segnalano la volontà si sanare una frattura antica.
Interrogarsi sull’abitare, significa interrogarsi sulla forma della città.

Tutti i grandi intellettuali del nostro tempo ci invitano a riflettere sul fatto che La Città è una grande invenzione. Ma è un’invenzione a rischio. Anche mettendoci in guardia dalla nostalgia. Lo fa, per esempio, Renzo Piano nell’elogio della città.
Lo faceva Italo Calvino nelle città invisibili, che ho più volte saccheggiato, come sanno i colleghi e le colleghe consiglieri.
L’ultima volta, durante la discussione sulle opportunità fornite dal Decreto Unesco, ho parlato di Zenobia, dicendo che “Per fare di Bologna una città che continua attraverso gli anni e le mutazioni a dare la propria forma ai desideri è necessario interrogarsi, innanzitutto, sulla forma della città e sulle strategie utili a darle forma”. Ebbene, non esito a dire che le politiche dell’abitare costituiscano il primo elemento in grado di dare forma alla città.
Beninteso – e torno alla necessità di fugare la trappola della nostalgia – non si tratta di rintracciare un’identità originaria da preservare, né, tantomeno, un mito fondativo da ribadire o replicare.
La città nasce sempre per cambiare.
E, tuttavia, le forme della mutazione non possono essere affidate ai flussi di turisti, denaro e interessi privati, perché, così facendo, la città rischia di subire forme che non ha scelto, invece di instradare quei flussi nei canali che ha pensato per se.

Oggi abbiamo ricavato alcune indicazioni preziose relativa a ciò che si può fare.
Ne isolo 3 che mi paiono sommamente rilevanti.
Quanto ad AirBNB e affitti turistici: One host, one home! Il solo strumento utile a contrastare una valanga che, altrimenti, è destinata a travolgerci.
Quanto agli affitti a medio-lungo termine è indispensabile una politica di sostegno robusto agli affitti a canone concordato, in calo secondo tutte le rilevazioni.
In terzo luogo, serve un rilancio del ruolo di mediazione pubblica.

Tutto ciò, con un’ultima preziosa avvertenza: se il tema della casa ha la centralità che tutte e tutti hanno rilevato, se la soluzione al problema della casa è precondizioni per il diritto a una vita degna e ad una effettiva partecipazione alla vita della città, se è elemento indifferibile per l’accesso ad una cittadinanza piena… allora c’è una frase che dobbiamo bandire dal nostro lessico: non possiamo permetterci mai più, in ordine a questo tema, di dire che “non si può fare”.
Serve coraggio. Ed è questo coraggio ciò che le persone che abbiamo ascoltato in queste due giornate chiede alla città e ai suoi amministratori”.

QUI le proposte di Coalizione Civica, in tre ordini del giorno, ognuno centrato su un aspetto del “problema casa”:
contenere la crescita esponenziale di alloggi turistici e favorire la messa a disposizione di alloggi per il mercato “ordinario” dell’affitto;
favorire l’incontro tra domanda e offerta nel mercato dell’affitto contrastando affitti irregolari e discriminazioni;
valorizzare al massimo il patrimonio pubblico, sia di Edilizia Residenziale Pubblica che di altri enti.

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