Mentre nel mondo si va verso processi di legalizzazione o di liberalizzazione della cannabis, a Bologna viene applicato il “mini daspo” che impone l’allontanamento dal Parco della Montagnola per 6 mesi ad un ragazzo di 22 anni per aver comperato 5 euro di marijuana.
Se non fosse vero sarebbe da farci dell’ironia, ma se questa misura limitativa della libertà di circolazione appare totalmente priva della capacità di incidere nella realtà, è fortemente simbolica dal punto di vista politico. Soprattutto in un luogo dove l’amministrazione ha fallito, salvo renderlo luccicante quando si fanno le feste di Partito.
Come abbiamo già detto e ribadito, al Parco della Montagnola si attendono da anni interventi di manutenzione, un cambiamento di rotta per quanto riguarda l’investimento in accoglienza e la ricostruzione dei legami sociali, ma soprattutto il mantenimento della parola data per quanto riguarda il tavolo di discussione tra le istituzioni e le realtà del territorio che lo chiedono insistentemente.
Ad oggi, la ricetta dell’amministrazione comunale è stata prima l’uso massiccio e molto visibile della forza pubblica, poi il “mini daspo” in accordo con il Prefetto.
Dobbiamo smetterla con questi pensieri corti che producono un ulteriore imbarbarimento del dibattito pubblico e strumentalizzazioni che hanno persino permesso agli auto-definiti “fascisti del terzo millennio” di Casa Pound di sfilare in una fiaccolata nel Parco.

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