Il costo di un diritto.

Le istanze delle donne sono scomparse dall’agenda politica dei partiti che ci governano. Da quando la cura è diventata una questione di profitto, mercato e privatizzazione, le donne sostituiscono tutto ciò che si sottrae nell’intervento pubblico, in una quotidianità pesante dove faticano a prendere una posizione e un tempo per lo spazio politico. Il servizio pubblico, garanzia di libertà, viene a mancare. E’ il sintomo di un forte arretramento culturale rispetto a ciò che Bologna ha saputo proporre nel passato.

 

Perché le donne bolognesi dovrebbero scegliere Coalizione Civica?

Il Governo cittadino in questi ultimi anni, in un continuo crescendo, ha dimostrato di non aver alcun interesse all’ascolto. Non ha ascoltato le maestre, le e gli assistenti sociali, le educatrici ed educatori, le lavoratrici, abbandonando la gestione diretta e aprendo la strada alle privatizzazione in occasione delle esternalizzazioni dei nidi, dei servizi alla persona, dei servizi culturali e di molto altro ancora. Non ha ascoltato i collettivi che affrontano quotidianamente l’emergenza abitativa in città. Non ha dato peso alle esperienze dei centri sociali che hanno saputo inventare e agire delle pratiche di riqualificazione del tessuto cittadino a partire dalle periferie. Non ha ascoltato il 59% dei votanti bolognesi che nel 2013 si sono espressi per ridare dignità alla scuola pubblica.

La Coalizione Civica potrebbe essere anche in futuro il luogo nel quale recuperare la dimensione politica della città, in uno scambio tra generazioni, generi ed esperienze. Un luogo dove poter riprendere in mano da protagoniste le sorti della città. La pluralità dei soggetti e delle voci che fanno parte della Coalizione Civica è un’opportunità che va colta per portare avanti le istanze concrete che compongono la nostra idea di città.

 

Ribaltare gli schemi.

Nella politica in generale, come in Coalizione Civica, agisce, non tanto nascosto, un sovrabbondante machismo, che quando praticato trasforma il confronto in competizione e liderismo, vanificando qualsiasi tentativo di agire una pratica politica differente. La progettualità femminile dovrebbe essere capace di proiettarsi più in avanti. Ribaltando questo e molti altri schemi finalizzati a stabilire centri di potere e sopraffazione. Schiacciate da questo verticismo della politica, stufe di slogan, confuse dagli stereotipi femminili oggi al potere, ben rappresentati anche dalle donne che ricoprono le massime cariche di Governo, le donne reali dovrebbero agire dentro i soggetti politici di cui fanno parte la stessa modalità cooperativa, a rete, che praticano costantemente nella loro vita, nel quotidiano tentativo di tenere insieme tutto ciò che sta loro intorno, mettendo le mani in pasta e a volte anche nella melma.

Solo nella differenza delle pratiche e dei comportamenti si produce un cambiamento.

 

Femminismo o politiche femministe?

Per le nuove generazioni di donne il femminismo è qualcosa di superato.  Riconoscono la condizione di difficoltà soprattutto  per le donne dei ceti svantaggiati, ma non ne fanno più una questione di genere.  Anche il tema della rappresentanza femminile intesa come quota rosa nella politica è ritenuto superato. Molte donne emancipate riconducono la questione della rappresentanza politica delle donne alla sola capacità personale e al coraggio di prendere parola.

In questa ottica  l’obiettivo è che donne e uomini lottino fianco a fianco verso comuni obiettivi di emancipazione e di affermazione dei diritti. Tanto, è comunque un fatto che la pratica di autodeterminazione degli individui produce quasi ovunque una netta prevalenza delle figure femminili nelle posizioni di responsabilità.

Per altre la questione non è  così semplice. Il modello di società nella quale viviamo è ancora molto patriarcale e il  pericolo di perdere ciò che si è conquistato in termini di diritti e opportunità più che reale quindi vanno sostenuti con forza i processi che portano all’entrata di un gran numero di donne ai vertici della politica, anche per cambiare  lo sguardo sull’esistente delle bambine e dei bambini di oggi.

Sono diversi modi di fare politica e forme diverse in  cui le donne possono agire il femminismo. In ogni caso occorre “prestare attenzione” allo scenario che si sta delineando e attivare un dialogo costante tra donne di diverse generazioni non solo per passare un testimone, ma per generare un pensiero nuovo.

(Spunti emersi dall’Assemblea delle firmatarie dell’Appello a Coalizione Civica per due donne a Sindaca e Vicesindaca di Bologna prima del l’investitura come candidato sindaco di Federico Martelloni)
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A seguire il programma “Politiche delle differenze” di Coalizione Civica con l’impegno rigoroso ad assumere l’ottica di genere nella programmazione politica e dunque a ritenere indispensabile la partecipazione/decisione delle donne alle scelte che impattano su di loro.
Alla stesura del programma hanno collaborato le candidate e le simpatizzanti, iscritte e non, nella piena consapevolezza che il lavoro collettivo deve crescere, sia nel merito dei temi affrontati che nell’individuazione degli strumenti con cui governarli. 

Programma

 

 

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