COMUNICATO STAMPA

Qualunque riorganizzazione del sistema sanitario e socio-sanitario deve fondarsi sulla territorializzazione dei servizi e sull’equità nel diritto alla salute.

La presentazione dei risultati della ricerca “L’equità nel diritto alla salute: il contrasto alle disuguaglianze nella città di Bologna” a cura del Centro Studi e Ricerche in Salute Internazionale e Interculturale e dell’Università di Bologna, avvenuta lo scorso lunedì 23 gennaio, ha confermato come le condizioni economiche, sociali e culturali condizionino la disponibilità del diritto alla salute anche nella città di Bologna.
La lotta alle disuguaglianze deve quindi trovare nuova linfa per contrastarle e per affermare l’idea che la salute, in tutte i suoi aspetti fisici e psicologici, deve essere considerato un bene comune a disposizione di tutte le cittadine ed i cittadini senza alcuna discriminazione.

La ricerca ha fornito evidenze come sulla domanda di salute incidano anche la forte presenza di anziani, di persone affette da malattie croniche e di persone sole che sono maggiormente in difficoltà nella gestione dei propri problemi.
All’insieme dei problemi evidenziati, si accompagna il tema delle famiglie che devono assistere i malati cronici con situazioni estremamente invalidanti: i cosiddetti caregiver.

In occasione della presentazione della ricerca, il sindaco Matteo Lepore ha rilanciato la proposta di dare vita ad un’unica Azienda sanitaria a livello Metropolitano attraverso l’unificazione delle tre aziende esistenti, compresa l’Azienda Ospedaliero Universitaria Sant’Orsola, per elevare i livelli di efficienza e quindi di capacità di risposta ai bisogni della cittadinanza. La proposta del Sindaco ha trovato l’assenso anche del Rettore dell’Università.
È una proposta che va senz’altro verificata in termini di efficienza del sistema sanitario della nostra Regione. Tuttavia, riteniamo che, per essere strumento efficace nella risposta ai bisogni, debba essere incardinata in un contesto molto chiaro e preciso e con il coinvolgimento delle lavoratrici, dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali. La sfida per la gestione dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali passa attraverso la definizione di linee guida a cui la riorganizzazione si deve attenere:

  • superare l’orientamento ospedalecentrico e favorire un’effettiva territorializzazione dei servizi organizzati sulle Case di Comunità passando da un’organizzazione verticale ad un’organizzazione orizzontale per processi, dove chi governa l’organizzazione devono essere i/le responsabili di processo;
  • ridefinire il modello di integrazione socio-sanitaria, realizzando un nuovo modello organizzativo, fondato sulle Case di Comunità, che preveda l’individuazione di responsabili di servizio e del piano assistenziale dell’utente condivisi tra Comune e Ausl;
  • legittimare il lavoro di cura svolto dai caregiver che ha un prezzo pesantissimo in particolare per le donne. Occorre una progettazione dei servizi che risponda ai reali bisogni per tutelare la salute e il lavoro, per una vita più dignitosa. Prendersi cura non deve essere considerato come valore esclusivo del mondo vitale delle donne e un “affare di famiglia”, ma occorre condividere obiettivi sociali e politici di cura con le Istituzioni e con il supporto della Comunità.

Se, come scritto nel DM 77/2022, puntiamo anche sulla Sanità di Iniziativa e sui suoi strumenti, ed in Emilia Romagna siamo già in opera, dobbiamo potenziare la mission delle Case di Comunità, delle Centrali Operative Territoriali, degli Ospedali di Comunità e delle loro risorse umane rappresentate dagli Infermieri di Comunità, di Continuità, dagli Assistenti Sociali già in azione nelle Unità Assistenziali, nei Team di Cure Primarie, nelle Unità di valutazione multidisciplinare ed aggiungiamo noi, anche dai mediatori di comunità, rovesciando il paradigma che ci porta a prendere in carico principalmente chi accede ai servizi piuttosto che l’intera comunità. Dovremmo, infatti, preoccuparci anche di chi ai servizi non accede, di chi rinuncia alle cure, di chi sta al margine, di chi abbandona la scuola precocemente, dei poveri, dei lavoratori poveri, dei bambini poveri e delle famiglie povere. In definitiva abbiamo bisogno di conoscere meglio il territorio e le fragilità espresse e non espresse per organizzare una risposta adeguata.

Coalizione Civica per Bologna – Gruppo Salute
 28 gennaio 2023

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