Sgomberi: l’Amministrazione non può dimenticare i bambini e il rispetto dei loro diritti

By 18 Luglio 2016comunicati

13592445_1730448717196080_13465427898616764_nEmily Clancy (Coalizione Civica per Bologna) – Sgomberi: l’Amministrazione non può dimenticare i bambini e il rispetto dei loro diritti.
Intervento Consiglio Comunale del 18 luglio 2016

Lo sgombero di Mura di Porta Galliera ha coinvolto venti famiglie, tra cui due donne incinta e dei bambini diversamente abili, e nonostante questo ha svolto il suo corso senza la presenza preventiva dentro la struttura dei servizi sociali di riferimento e – addirittura – senza l’accesso a un bene primario come l’acqua, in quella che ripeto, stata la giornata più torrida dell’anno.

Non ci bastano comunicati stampa in cui in cui il Comune per l’ennesima volta ci erudisce sulle modalità di intervento del PRIS (Pronto Intervento Sociale), che solo ad azione conclusa può intervenire, tra l’altro con l’unico obiettivo di collocare temporaneamente gli sgomberati. Mettiamoci per un secondo nei panni di quei bambini: vi rendete conto di quale evento traumatico possa essere svegliarsi e perdere la casa in quel modo, vivere la contrapposizione tra i propri genitori e le forze dell’ordine, senza nessun aiuto concreto né materiale, né psicologico? Di cosa possa significare per questi piccoli futuri cittadini di Bologna aver avuto affianco in momenti così decisivi per la loro crescita non figure protettive e di cura, bensì poliziesche e repressive? Questa giunta ha attribuito la responsabilità di ogni atto alla questura. Davvero vogliamo lavarcene le mani in questo modo, dimenticandoci di quei bambini? Non sono anche loro degni figli di questa città?

Come Coalizione Civica chiediamo a questa amministrazione se sia stata avvisata e quindi allertata preventivamente da prefettura e questura dello sgombero di Via Mura di Porta Galliera e, in caso negativo, quali provvedimenti intenda prendere per ripristinare un dialogo con quei poteri che paiono ormai insindacabilmente dettare l’agenda all’amministrazione comunale, esautorando in questo modo la politica dai suoi doveri/diritti di rappresentanza dei cittadini, in modo che nel futuro ogni istituzione si rimpossessi del suo ruolo originario, risparmiando alla città pagine vergognose come queste. Infine, ritenendo la questione abitativa un’assoluta priorità per l’agenda di questa amministrazione, chiediamo quali provvedimenti essa intenda prendere e in quali tempi per offrire soluzioni strutturali alternative e condivise, alle tante famiglie che vivono condizioni di disagio esistenziale e sociale ormai insopportabilmente sceso sotto un livello di decenza e umanità accettabile. Nel frattempo, avanziamo la proposta di una moratoria degli sgomberi per la durata del tempo minimo necessario (sei mesi/un anno) per presentare alla città un piano di contrasto al problema abitativo strutturato e slegato da pure logiche emergenziali, anche attraverso l’attivazione di un tavolo di raccordo permanente tra tutti i soggetti coinvolti, servizi sociali del comune e collettivi per il diritto abitativo inclusi.

Emily Clancy
consigliera comunale

Gruppo Consiliare
Coalizione Civica per Bologna
Palazzo d’Accursio Piazza Maggiore 6
tel 0512193309 fax 0512193023

Consigliera Emily Clancy – Gruppo Coalizione Civica per Bologna
Intervento Consiglio Comunale del 18 luglio 2016

Dopo una breve pausa, legata alla campagna elettorale, è ripartita la lunghissima stagione degli sgomberi nel modo peggiore possibile: alle 7 del mattino nella giornata più calda dell’anno con una gestione ai limiti del rispetto dei diritti umani delle famiglie e dei minori. Infatti, lo sgombero di Mura di Porta Galliera ha coinvolto venti famiglie, tra cui due donne incinta e dei bambini diversamente abili, e nonostante questo ha svolto il suo corso senza la presenza preventiva dentro la struttura dei servizi sociali di riferimento e – addirittura – senza l’accesso a un bene primario come l’acqua, in quella che ripeto, è stata la giornata più torrida dell’anno.

Non ci bastano comunicati stampa in cui in cui il Comune per l’ennesima volta ci erudisce sulle modalità di intervento del PRIS (Pronto Intervento Sociale), che solo ad azione conclusa può intervenire, tra l’altro con l’unico obiettivo di collocare temporaneamente gli sgomberati.
Mettiamoci per un secondo nei panni di quei bambini: vi rendete conto di quale evento traumatico possa essere svegliarsi e perdere la casa in quel modo, vivere la contrapposizione tra i propri genitori e le forze dell’ordine, senza nessun aiuto concreto né materiale, né psicologico? Di cosa possa significare per questi piccoli futuri cittadini di Bologna aver avuto affianco in momenti così decisivi per la loro crescita non figure protettive e di cura, bensì poliziesche e repressive? Questa giunta ha attribuito la responsabilità di ogni atto alla questura. Davvero vogliamo lavarcene le mani in questo modo, dimenticandoci di quei bambini? Non sono anche loro degni figli di questa città?

Summum ius, summa iniuria: già in tempi lontani Cicerone ci metteva in guardia dall’applicazione acritica del diritto, sottolineando il fatto che laddove non contempla eccezione e soprattutto non tiene conto del contesto, il più delle volte non fa altro che produrre ingiustizia. Ancora una volta ci si è palesato davanti agli occhi un chiaro esempio di come la giunta risulti sorda ai problemi della città. Non si può parlare di politica dell’emergenza, di emergenza casa, dopo più di venti sgomberi: non si tratta più di un emergenza, vogliamo dircelo? Si tratta di un vero e proprio problema della città che non viene risolto, a cui non viene dedicato un piano strutturale. Si tratta della presenza di centinaia di alloggi sfitti e di altrettante famiglie per strada.

Le realtà sociali come Social Log, come Làbas, non nascono dal nulla. Quando le istituzioni non si occupano di un tema centrale per una città come questa, la società si organizza e tenta di colmare il vuoto creato, di dare una risposta ai cittadini, di offrire loro una protezione di quei diritti minimi come il diritto a una casa e a un’esistenza degna.

Come si può dire di non voler dialogare con queste realtà quando allo stesso tempo non si affronta il tema, non si propongono soluzioni, ma ogni volta grazie al rimpallo di responsabilità fra giunta e questura si distrae l’opinione pubblica da quello che è il tema vero.
Ma ancora più grave, rispetto alla negazione del confronto con coloro che davvero cercano quotidianamente di offrire soluzioni, è l’illusione di un intervento concreto.
La scorsa amministrazione nella persona dell’allora assessora Amelia Frascaroli, a seguito dello sgombero dell’ex-Telecom aveva promesso alloggi di transizione di 18-24 mesi, promessa che come sappiamo è già stata disattesa con la notifica di scadenza della permanenza dopo soli 8 mesi. Il quadro è nuovamente lo stesso: uno sgombero aggressivo e impietoso, una giunta che cade dalle nuvole e che dà la colpa alla questura, un palliativo promesso ai cittadini che poi, non appena si sono spenti i riflettori della stampa, si sgretola.

Come Coalizione Civica chiediamo a questa amministrazione se sia stata avvisata e quindi allertata preventivamente da prefettura e questura dello sgombero di Via Mura di Porta Galliera e, in caso negativo, quali provvedimenti intenda prendere per ripristinare un dialogo con quei poteri che paiono ormai insindacabilmente dettare l’agenda all’amministrazione comunale, esautorando in questo modo la politica dai suoi doveri/diritti di rappresentanza dei cittadini, in modo che nel futuro ogni istituzione si rimpossessi del suo ruolo originario, risparmiando alla città pagine vergognose come queste. Infine, ritenendo la questione abitativa un’assoluta priorità per l’agenda di questa amministrazione, chiediamo quali provvedimenti essa intenda prendere e in quali tempi per offrire soluzioni strutturali alternative e condivise, alle tante famiglie che vivono condizioni di disagio esistenziale e sociale ormai insopportabilmente sceso sotto un livello di decenza e umanità accettabile. Nel frattempo, avanziamo la proposta di una moratoria degli sgomberi per la durata del tempo minimo necessario (sei mesi/un anno) per presentare alla città un piano di contrasto al problema abitativo strutturato e slegato da pure logiche emergenziali, anche attraverso l’attivazione di un tavolo di raccordo permanente tra tutti i soggetti coinvolti, servizi sociali del comune e collettivi per il diritto abitativo inclusi.

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