Ieri, in Consiglio e in Commissione, si è discusso della Fiera di Bologna.
A fronte delle molte irregolarità e delle pessime condizioni di lavoro negli appalti (specie dopo la denuncia da parte della Cgil dell’uso improprio dei voucher e del lavoro parasubordinato da parte di SG Service), ho proposto che si concluda, in Fiera – sul modello di quanto avvenuto in Hera – un “patto per il lavoro di sito”, con l’obbiettivo di assicurare la continuità occupazionale e condizioni economiche e normative dignitose per i lavoratori impiegati negli appalti dell’ente fieristico.
L’aumento della partecipazione dei soci pubblici deve rappresentare, innanzitutto, un investimento sulla qualità del lavoro: è da qui che si parte se si vuol fare della Fiera un volano strategico per lo sviluppo della città e della sua economia.

 

 

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