Oggi 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne saremo al presidio chiamato dal movimento femminista NON UNA DI MENO al grido 25N – SE CI FERMIAMO NOI SI FERMA IL MONDO!
Sabato scorso siamo scese in piazza dell’Unità per il T DOR- TRANSGENDER DAY OF REMEMBRANCE con la comunità lgbtiq bolognese.

Di seguito l’intervento d’inizio seduta della consigliera Emily Marion Clancy (Coalizione civica).

“20 e 25 Novembre, contro ogni violenza di genere.

Come ogni anno, a Novembre, ci troviamo a fare un bilancio della nostra società eteropatriarcale. Cerchiamo di associare volti, storie e percorsi alla freddezza dei numeri che il 20 novembre, Transgender Day of Remembrance e il 25 novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, ci mettono davanti agli occhi. Con attenzione e con un unico desiderio: quello di associare al giusto ricordo per delle vite eliminate con la violenza l’impegno a far sì che questo odioso fenomeno venga un giorno sconfitto e sradicato, un esigenza non più procrastinabile, come ricordato anche dagli interventi del consiglio solenne di oggi.
Allora guardiamo la nostra società in quest’anno particolare, dal 25 novembre scorso, infatti, la maggior parte dell’anno è stato sconvolto da una pandemia.
Ma nemmeno questa ha frenato o interrotto la violenza di genere. Anzi.
Nell’ultimo anno sono stati i volti delle donne ad animare le lotte per la democrazia in diversi paesi del globo India, Libano, Polonia, Bielorussia. Ma quegli stessi volti venivano poi colpiti in maniera sproporzionata a causa del loro genere, come è successo negli ultimi mesi in Bielorussia, dove abbiamo visto la polizia bielorussa in assetto antisommossa arrestare usando la violenza decine di donne che stavano protestando per le strade di Minsk pacificamente. Persecuzioni fatte di intidimidazioni, molestie, violenza, sulla base del genere.
Così come sulla base del genere, della mancata adesione ad una visione binaria ed eteronormativa della società, sono state uccise 350 persone transgender nel mondo, 4 nel nostro paese, che si conquista il terribile podio europeo. Tutte e quattro le vittime erano donne transgender. I dati del progetto Trans respect vs transphobia ci confermano che ciò che è accaduto nel nostro paese non è un caso isolato: le persone trans vengono uccise perché trans, e la probabilità di essere uccise aumenta esponenzialmente quando gli assi della discriminazione si intrecciano. Ovvero se sono donne transgender, se sono migranti transgender, se sono sex worker transgender. E nonostante spesso abbiamo dei dati parziali, perché non tutti i casi vengono riportati correttamente come omicidi transfobici, i numeri sono in aumento. Inoltre, sappiamo che anche in questo caso la pandemia non ha fatto altro che aumentare le disuguaglianze esistenti, e ha un impatto più forte sulle persone transgender.
Così come sulle donne, in più di una commissione consiliare abbiamo affrontato una verità che era sotto agli occhi di tutti: la sproporzione strutturale nel lavoro di cura, nella retribuzione economica, nell’occupazione, fra uomini e donne, è aumentata durante i mesi della pandemia.
Infine #IoRestoACasa nei mesi nella quarantena potrà essere stato uno slogan rassicurante per una parte della società, ma non è così per tutte. Negli 87 giorni di lockdown per l’emergenza coronavirus (9 marzo – 3 giugno 2020) sono state uccise 44 donne in ambito familiare-affettivo. Dunque se durante il lockdown altri reati sono calati, il dato italiano già orrendo di una donna uccisa ogni tre giorni è diventato di una donna uccisa ogni due giorni.
Tutti i tagli delle ultime decadi colpiscono sproporzionatamente le donne, per reagire c’è bisogno di rifinanziare le scuole pubbliche, la sanità, un sistema di welfare universale e non assistenziale. Di promuovere la solidarietà, di combattere una visione di società patriarcale ed eteronormata, di abbattere stereotipi e violenza di genere. Sabato scorso siamo scese in piazza dell’Unità per il Transgender Day of Remembrance con la comunità lgbtiq bolognese, torneremo a farlo il 25 alle 17.30 al presidio chiamato dal movimento femminista Non Una di Meno al grido, che condivido “Se ci fermiamo noi, si ferma il mondo”.


25N – SE CI FERMIAMO NOI SI FERMA IL MONDO!
Mercoledì 25 Novembre 2020 dalle 17:30
Piazza dell’Unità, 40128 Bologna BO, Italia

🔥💥 Invitiamo tutte e tuttx ad unirsi a noi in piazza dell’Unità dalle 17.30 per stare insieme in questa giornata di lotta. 💥🔥

🎺 📣 Avremo bisogno di tutte le voci per far risuonare un grido altissimo e feroce SE CI FERMIAMO NOI SI FERMA IL MONDO 📣 🎺

🔥 A Bologna il 25 novembre, per la giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne e la violenza di genere, come movimento femminista e transfemminista saremo in piazza, in connessione con tutte le altre proteste in Italia e nel mondo 🔥

💥 È sempre più urgente far sentire la nostra voce contro l’aumento vertiginoso di stupri, femminicidi, violenze domestiche e omolesbobitransfobiche che ha segnato i mesi di questa pandemia. Questa violenza brutale non è un’emergenza o un’eccezione, ma è la norma di un sistema patriarcale che, quotidianamente e in diverse forme, svaluta i nostri corpi e li tratta come disponibili, appropriabili, sfruttabili, sacrificabili.

💥 Siamo noi donne, persone LGBT*QIPA+, persone migranti a pagare il prezzo più alto di questa pandemia.
In tantissime abbiamo perso il lavoro o siamo state costrette a licenziarci per far fronte all’aumento del carico di lavoro domestico e di cura. Nei multiservizi, nella scuola, nella sanità, nei servizi sociali, nelle case lavorano soprattutto donne e in gran parte donne migranti. La divisione sessuale del lavoro fa di noi le lavoratrici più “essenziali”, ma anche le più sfruttate e precarie, con ritmi di lavoro e turni infernali, salari bassissimi, scarse o nulle tutele per la nostra salute. Il ricatto tra salute e lavoro diventa ancora più forte nel caso in cui il nostro permesso di soggiorno è condizionato dal padrone di turno.
Con il sovraccarico del sistema sanitario nazionale, colpito da decenni di tagli e privatizzazioni, l’accesso alla salute diventa sempre più un privilegio. In questo contesto, la libertà di abortire, già limitata dall’obiezione di coscienza, è stata ulteriormente ostacolata e le persone trans* non hanno avuto la possibilità di accedere agli ormoni e hanno dovuto combattere per ottenerli.
Le scuole sono diventate luoghi di tensioni grandissime, a causa di una riapertura giocata sui banchi a rotelle anziché sulla trasformazione delle condizioni di lavoro di insegnanti, madri e lavoratrici, e dell’istruzione di bambin*.

💩 Confindustria continua a difendere gli interessi padronali e si parla esclusivamente di un «ristoro» per chi, con le nuove misure restrittive, perderà i propri profitti.
Dai primi documenti che sono usciti rispetto alla riorganizzazione che verrà effettuata tramite il Recovery Plan si evince che il gender pay gap, la disoccupazione femminile verranno risolti con un investimento sull’autoimprenditorialità e l’empowerment femminile. In sostanza per il governo e per le istituzioni se non accediamo a un reddito è perché noi non ci sentiamo capaci, si pensa che per risolvere il sessismo endogeno del sistema bisogna che noi prendiamo coscienza delle nostre capacità.

✊ Non siamo disposte ad accettare tutto questo. Vogliamo spezzare il modo in cui la violenza maschile e di genere si sta articolando con la crisi pandemica e con la ristrutturazione della società a cui stiamo assistendo.
L’unico Piano che riconosciamo è quello femminista e transfemminista contro la violenza maschile e di genere. Lottiamo per un reddito di autodeterminazione, per un salario che non ci condanni alla povertà e un permesso di soggiorno europeo slegato dalla famiglia e dal lavoro. Lottiamo insieme ai centri antiviolenza femministi, perché siano create le condizioni per sostenere tutte le donne e le persone Lgbt*qia+ che intraprendono percorsi di uscita dalla violenza maschile, di genere e dei generi.

✊ Lottiamo perché la salute sia sinonimo di benessere collettivo e non un privilegio e per rafforzare e moltiplicare tutti i servizi necessari a questo scopo. Lottiamo per sostenere tutte quelle pratiche di solidarietà e mutualismo che offrono una via di uscita alla violenza e all’impoverimento. Lottiamo in connessione solidale con il Transgender day of Remembrance del 20 novembre. Lottiamo perché non accettiamo un sistema di produzione che sfrutta i nostri corpi e l’ambiente in cui viviamo e li distrugge in nome del profitto.

😷 Vogliamo creare una piazza accessibile e aperta a tuttx: e’ necessario rispettare il distanziamento fisico e indossare la mascherina😷

👉 Qui trovate il comunicato nazionale

👉 Qui trovate l’evento nazionale

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