Intervento completo di inizio seduta in Consiglio Comunale del 19.09.2016
Il 16 e 17 settembre si sono tenute in tutta Europa manifestazioni per sensibilizzare le cittadine e i cittadini europei sul pericolo rappresentato dagli accordi bilaterali di libero commercio EU/USA – TTIP e EU/CANADA – CETA e per fare pressione sui governi dell’Unione Europea riuniti a Bratislava perché le trattative in corso da più di due anni siano definitivamente sospese.
Hanno partecipato centinaia di migliaia di cittadini, 300.000 solo in Germania.

Il TTIP – trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti – è oggetto di negoziazione tra gli USA e l’UE dal 2013.

Le trattative, partite nella più assoluta segretezza riguardo al loro contenuto, sono divenute oggetto dell’attenzione di moltissime organizzazioni europee per la difesa dell’ambiente e dei diritti, grazie alle quali qualche notizia ha cominciato a trapelare.

Quello che nei comunicati ufficiali viene definito come un grande accordo liberale per l’abbattimento dei dazi, del protezionismo e degli ostacoli al libero scambio, si è rivelato essere un complesso di patti volti ad aggredire non solo gli ostacoli monetari o fiscali agli scambi, ma tutti quei vincoli che gli stati pongono al commercio – compreso il commercio di servizi –  per la protezione della salute, dell’ambiente, o per stabilire salari equi e giusti, fino ad arrivare a limitare la sovranità degli stati e dunque a mettere sotto scacco la democrazia rappresentativa nel nostro continente.

Il TTIP disegnerebbe addirittura una “giurisdizione” speciale per le controversie che dovessero opporre gli stati alle grandi multinazionali qualora queste ultime ritenessero leso il loro “diritto” alla libertà di investimento o i profitti attesi da un investimento avviato in un determinato territorio, da norme che uno stato varasse in difesa per esempio del suolo, dei mari o dei fiumi, o ancora dei salari.

Vi faccio un esempio molto chiaro, che credo faccia subito capire la portata del trattato.
Se un governo Europeo decidesse, per esempio, di rendere illegali agenti chimici pericolosi, di migliorare la sicurezza alimentare, di istituire un salario minimo o di aumentare quello esistente, un’azienda nordamericana potrebbe citare lo Stato europeo in questione in tribunale. 

Non solo; la vertenza non verrebbe giudicata da tribunali ordinari ma da un consesso riservato di avvocati commerciali iperspecializzati che giudicherebbero solo sulla base del trattato stesso se uno Stato – magari introducendo una regola a salvaguardia del clima, o della salute – sta creando un danno a un’impresa.

Se venisse trovato colpevole, quello stato o comune, o regione, potrebbe essere costretto a ritirare il provvedimento o ad indennizzare l’impresa. Pensiamo ad un caso come quello dell’Ilva a Taranto.

Non è fantascienza, è già successo. In Egitto, Messico, Guatemala, Sri Lanka.

E sapete qual è la cattiva notizia? Gli Stati perdono.

A Bratislava si terrà il 22 settembre l’incontro informale tra i ministri del commercio UE con al centro proprio il TTIP. Mentre il cuore dell’Europa – Francia e Germania – esprimono sempre più perplessità sul trattato, l’Italia, per bocca del presidente del consiglio dei ministri Renzi, invita a continuare e concludere la trattativa.

In Europa, solo tra il 2014 e il 2015, sono state raccolte 3.284.289 firme contro TTIP e CETA, che, da immaginare, corrisponde a una catena umana di persone che va da Tallin alla Gibilterra.

Credo che la questione ci riguardi, non solo come cittadini e cittadine europei, ma ci riguardi come città.

Credo, e come me tantissimi attivisti e gruppi noTTIP, – tra cui segnalo in particolare  il Comitato di Bologna – che andrebbe innanzitutto garantita l’informazione ai cittadini e alle cittadine europee su una così grave decisione. Credo Bologna debba accogliere la richiesta, già sottoscritta da centinaia di città e municipalità europee, di dichiararsi Zona TTIP FREE, perché il trattato andrà a incidere in modo devastante sulla possibilità di proteggere e valorizzare i prodotti locali, con ricadute altrettanto devastanti sul tanto decantato – a parole – made in Italy.


L’attenzione al bene comune che ha sottolineato anche il Sindaco in questi giorni e che emerge nel documento presentato oggi sulle linee di mandato non mi contraddice. Cito testualmente:

Una o più comunità urbane devono avere più valore di una lobby o di una corporazione”.

Perciò chiederò che il tema venga trattato pubblicamente dal Consiglio Comunale in un’udienza conoscitiva, perché le città, le municipalità sono parte in causa e hanno il dovere di informare i cittadini e le cittadine e il diritto di esprimere tutta la loro preoccupazione per gli effetti di questo accordo sciagurato.

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